ASPETTANDO IL 10 MAGGIO: LA VIOLA ASPETTA LA GRAZIA PER CONTINUARE A SOGNARE

di Giovanni Mafrici – Neanche lo sceneggiatore più bravo avrebbe potuto scrivere una stagione così contorta. Ecco cosa è successo e cosa può succedere.

In mezzo alla pioggia di botta e risposta, comunicati e contro comunicati delle ultime ore, è doveroso provare a fare un po’ di sintesi su quel che sta accadendo in casa Viola Reggio Calabria.

Il dato attuale –Il Giudice Sportivo Nazionale ha escluso dal PlayOff la compagine nero-arancio per non aver pagato, nei termini previsti, la sesta rata dei parametri Nas.

Al momento sono due le squadre che si stanno allenando per disputare l’attesa semifinale contro Nardò (che ha clamorosamente eliminato Caserta) , l’Amatori Pescara e la Viola.

Perché?

Perché la dirigenza nero-arancio, a gran voce ed in forma ufficiale, ha comunicato di aver assolutamente pagato nei termini, tramite bonifico estero “extra-Sepa” (in arrivo dal Montenegro), la rata dovuta alla Fip.

L’argomentazione sarà oggetto delle decisioni del Consiglio Federale del 10 Maggio 2019 che potrebbe graziare la Viola o respingere il ricorso (con la probabile motivazione che l’accredito del bonifico estero è avvenuto oltre i termini), confermando quindi che sarà l’Amatori Pescara a giocarsi l’ambita semifinale.

Nel frattempo, le gestioni della Viola, vecchie e nuove, si sfidano a mezzo social con continui comunicati.

La cronistoria del recente passato nero-arancio –Iniziò tutto dal volo in A2 dei reggini, un volo tanto dispendioso quanto pericoloso.

 

La stagione Bermè, quella con i vari ex nazionali Mordente, Spinelli, Rullo e Crosariol, indebolì le casse del club in maniera importante e la risultante arrivò qualche anno dopo.

Il meno trentaquattro, dovuto alla fideiussione falsa, la retrocessione forzata in B, con una penalizzazione record mai vista nei campionati degli sport di squadra in area tricolore, che spezzò le ali ad una favola sportiva meravigliosa realizzata da eroi sul rettangolo di gioco (coach Calvani, Luise e Motta, Caroti, Rossato, capitan Fabi, Baldassarre, Benvenuti, Roberts, Pacher, Taflaj, Carnovali, Agbogan).

In estate, la proprietà del Patron Muscolino, seppur continuando la battaglia in ambito legale, che risulta ancora in corso dopo le sconfitte davanti alla giustizia sportiva, decise la vendita del titolo sportivo ad Aurelio Coppolino, comunicatore con voglia di portare il titolo sportivo al Barcellona Pozzo di Gotto.

La missione di Coppolino fallì a causa dei debiti della precedente società siciliana ed il titolo rimase, dunque, in Calabria con lo stesso barcellonese al timone (memorabili le conferenze stampa video di Aurelio Coppolino).

L’avventura in B a Reggio Calabria, partita in pompa magna e con un roster da urlo, durò pochissimo: Coppolino palesò le problematiche economiche unite alle diatribe con la precedente gestione e la stagione sembrava già finita nella sfida contro Palestrina.

La Reggio Calabria, sportiva e non, scese allora in campo in uno dei momenti più belli di una triste ed enigmatica vicenda: raccolta fondi dei tifosi per rimanere in vita, l’intervento delle istituzioni, la nascita del Comitato Mito Viola, la richiesta di liquidazione, l’avvento del nuovo liquidatore Fusco, la nascita del Trust dei Tifosi, il tutto in chiave consecutiva per permettere ad un gruppo vero trascinato da un grande allenatore, Matteo Mecacci (il vero valore aggiunto della stagione), di poter continuare a sognare.

Subito dopo ecco l’arrivo del nuovo Main Sponsor, Mood Project, azienda che opera in ambito di Call Center e servizi di vendita che, poco dopo, clamorosamente, decise di investire in chiave totale, sobbarcandosi i debiti pregressi, acquisendo le quote del club.

Una scelta “pesante”, coraggiosa e non pronosticabile anche perché, considerata l’entità dei debiti, probabilmente, sarebbe stato più facile sponsorizzare la stagione in corso (lasciando un titolo senza debiti verso tesserati Fip) e provare a rilevare un titolo sportivo estivo esente da debiti così impattanti.

La vicenda è continuata accanto alle performance straordinarie sul parquet del gruppo di capitan Matteo Fallucca, tra canestri e soddisfazioni.

Il grido d’allarme ufficiale fu lanciato dal capitano della Viola in conferenza stampa, nell’ultima di stagione regolare, evidenziando il pagamento di soli due stipendi annuali.

Mood Project, per voce del Direttore Commerciale Alessandro Menniti, non ha mai nascosto le estreme difficoltà nell’andare avanti specificando passo dopo passo gli andamenti effettuati o non effettuati.

 

Il pagamento della rata finale dei Nas, però, è avvenuto realmente in “zona Cesarini” al limite del tempo consentito ed ha portato alla decisione del Giudice Sportivo Nazionale.

Oggi, dopo aver affermato pubblicamente e ripetutamente che il pagamento è stato effettuato, la Viola attende la “grazia” della Fip stessa per evitare il baratro in una situazione più che complessa, eroica sul campo ed alquanto difficile da decodificare fuori (il batti e ribatti delle ultime ore sui social tra vecchia e nuova dirigenza ne è l’esempio).

Chi mostra tanta rabbia è ovviamente la popolazione nero-arancio, logorata e mortificata dalle vicende degli ultimi anni (le amarezze partono dagli anni ’90, proseguono con il Ciclone Barbaro, arrivano all’ultimo anno di A1 nell’anno shock con Zig, Myles ecc…, passano per la scomparsa del club dopo l’anno in A2 e ritornano con le stagioni in B e A2 dell’ultimo decennio).

Subito dopo una gioia sportiva, come se fosse una stregoneria, si vedono immediatamente privati di quanto conquistato sul parquet dalla propria squadra.

Social in fiamme e tante proteste anche da parte di chi, al Palazzetto per sostenere la squadra, non si è mai visto.

La nota dolente, forse, è proprio questa: la gente è stanca delle continue problematiche ma è anche vero che i numeri al Palasport non sono mai decollati pur potendo ammirare un gruppo con la G maiuscola, fatto di veri uomini attaccati alla maglia ed a questo sport.

C’è chi cerca la strumentalizzazione politica, chi quella social, per assumere un pizzico di notorietà al grido di “ve l’avevo detto” e chi addirittura, per dire la propria restando anonimo, crea appositamente degli account fake su Facebook modello “mIRC” degli anni ’90-00: ve li ricordate Stellina74 o Mafalda69?

La realtà, a nostro avviso, è che è diventato sempre più difficile fare sport in riva allo stretto, specialmente se c’è un fardello con debiti e creditori, talvolta ignoti, che si manifestano giorno dopo giorno.

I ricordi della Panasonic e della Pfizer sono lontani ben ventiquattro anni o giù di lì.

La Tris spopolava in A1, ad un passo dalla semifinale scudetto nel 2003, oggi i 2003 sono in finale per la Serie B con i colori di un’altra compagine reggina, la Vis, team che ha capito che per fare basket al giorno d’oggi bisogna investire solamente sui giovani.

Il fardello del nome Viola è pesante, vi basti pensare che nell’ultimo decennio sono fallite squadre su squadre nel basket di Calabria e non hanno sicuramente fatto tutto questo clamore così come sta accadendo con il nero-arancio; quest’anno, ad esempio, una rappresentante di B, il Basketball Lamezia, ha lasciato il campionato dopo poche partite disputate a causa della terribile situazione impianti.

Ricordate, però, che il titolo sportivo in essere non è quello della gloriosa Cestistica Piero Viola del Giudice ma il titolo di B acquisito dal Gragnano nel 2008 (anche se forse non importerà nulla ai più). Inoltre, lo storico gruppo Total Kaos non presenzia più alle gare manifestando il proprio disappunto e ripartendo con un progetto legato al basket amatoriale.

Sono nate la Cestistica Viola, legata da un filo conduttore all’Associazione “Viola Inside” di Gaetano Gebbia ed è  ripartita l’attività della Scuola di Basket Viola con al timone l’ex DG Gaetano Condello, all’interno di una realtà staccata dal club di Serie B.

L’errore madre di questa stagione è l’aver composto un roster costosissimo senza neanche un parametrato: ma è anche vero che, senza questi ingaggi, la Viola non si sarebbe ritrovata in semifinale PlayOff.

La gente è stanca, ed ha ragione, ma, purtroppo, si è persa la strada maestra del basket di oggi: investire sui giovani, lavorare sui parametri e creare squadre nei limiti del budget. Sarebbe stato impensabile, altresì, che Coppolino prima o Mood Project poi avessero potuto impostare da subito il progetto in questi termini considerati i subentri inaspettati e a dir poco rocamboleschi.

L’auspicio, per tutti i tifosi del blasone Viola, è che il tutto fili liscio (per questa volta) anche perché, il mondo del basket calabrese, ridotto ai minimi termini, rischia seriamente di rimanere senza team di basket nazionale con uno scenario composto esclusivamente da realtà minors considerata la retrocessione dell’ultima realtà rimasta, la Planet Catanzaro.

L’auspicio bis è che Mood Project possa chiarire tutto ripartendo con la giusta voglia.

E’, però, impresa davvero ardua gestire i debiti pregressi e della stagione corrente.

La speranza è che si possa finalmente ritornare a parlare di basket e non di vicende extrasportive che non appartengono al rettangolo di gioco e che esulano, altresì, dalla nostra attività redazionale ( ci piace il rumore del parquet non quello del “Gavel” di qualsivoglia Giudice).

E’ noto che il basket italiano non goda di ottima salute ed i casi di Siena e Torino ne sono altri fulgidi esempi.

Fare basket a Reggio Calabria sembra diventata una corsa ad ostacoli e la nuova proprietà, Mood Project, si sta scontrando con le problematiche di sempre.

Troppo facile fare paragoni con il calcio e con la gestione Luca Gallo (ieri piazza Duomo piena per l’inaugurazione del nuovo store amaranto).

Troppo facile sentenziare e fare guerre social… l’ambiente, comunque vada, in caso di continuazione o scomparsa, ha l’obbligo di compattarsi per non fare finire realmente tutto.

 

Giovanni Mafrici 

 

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