MIMMO ALBINO RACCONTA GIANFRANCO BENVENUTI

Aspettando il 27 maggio 2019, l’Associazione Viola Inside racconta le emozioni ed i ricordi legate al Coach

MIMMO ALBINO RACCONTA GIANFRANCO BENVENUTI

Di Gianfranco Benvenuti ho un ricordo assolutamente positivo, sia come tecnico che come uomo. Ho avuto modo di interagire con lui e con la sua famiglia, soprattutto con la moglie Graziella con la quale condividevamo la passione per l’attività fisica infatti ha frequentato la mia palestra per tantissimi anni. Come tecnico riconosco che Benvenuti è stato l’antesignano di quella che è stata poi la Viola degli anni ’80-’90, avviando un processo di organizzazione tecnico-sportiva.

A Reggio ha portato il frutto delle sue esperienze precedenti, compreso il periodo in cui aveva guidato la nazionale femminile, formando anche un valido staff tecnico in cui ciascun componente si muoveva con autonomia pur nel rispetto dei ruoli e dei programmi che venivano definiti. Staff tecnico che era formato dall’assistente coach Gebbia, da me che facevo il preparatore atletico e per quanto riguarda l’aspetto sanitario da Barreca come massoterapista, dal dott. Simonetta e dal dott. Calafiore. In sinergia gestivamo tutte le problematiche relative all’attività e per l’epoca, parliamo degli inizi degli anni Ottanta, erano una novità assoluta non solo per Reggio ma per gran parte del mondo sportivo. A Benvenuti va sicuramente riconosciuto il merito di aver portato questa ventata di novità che inevitabilmente si è poi tramutata in quella grande cavalcata verso la conquista della serie A2 e poi della serie A1.

Mi ricordo l’organizzazione del primo raduno precampionato che abbiamo fatto come squadra di A2 a Chiesa Valmalenco; per me che ho iniziato nella Viola nel 1978, in serie B, il periodo di preparazione era tutto limitato al campo di Modena e allo Scatolone; tutto cambiò successivamente sia con la costruzione del Botteghelle ma soprattutto con la possibilità di fare il ritiro precampionato in Valtellina dove c’erano in genere da 10 a 15 squadre di serie A per cui c’era la possibilità di giocare, fare molte amichevoli oltre agli allenamenti. All’epoca a Chiesa Valmalenco , un paesino tutto in salita e in discesa, per me andare a trovare dei percorsi che potessero essere utili agli atleti per fare allenamento al di fuori del palazzetto era veramente difficile. Ancora oggi quando incontro i ragazzi di allora, da Bianchi a Laganà, a Spataro, ci piace ricordare sorridendo quel periodo trascorso là con quegli allenamenti alternativi tutti salita e discesa.

Altro merito che va riconosciuto a Benvenuti è quello di aver portato dei grandissimi giocatori, a cominciare da Hughes e Kupec che sono stati molto importanti per la Viola. Ha inoltre sicuramente rappresentato una novità organizzativa per la Viola dell’epoca, sia dal punto di vista tecnico come dicevo prima, ma anche dal punto di vista dirigenziale; i vari dirigenti, dal giudice Viola, a Scambia, a De Carlo, non avevano mai fatto ancora una programmazione così forte per esempio per andare fuori tre settimane in Valtellina e confrontarsi con tantissime altre realtà, esperienza che ci ha fatto crescere tantissimo.

Il mio rapporto personale con Benvenuti era sicuramente improntato su un grandissimo rispetto, già dai primi giorni, come accade a tutti coloro che si conoscono per la prima volta, con il proprio modo di lavorare e di vedere le cose; da una parte c’è stata la mia proverbiale flessibilità, era opportuno infatti che io mi adeguassi alle sue richieste, dall’altra c’è stato il riconoscere una competenza sul lavoro che andavo a svolgere e che mi ha manifestato in più occasioni.

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