NOSTALGIA IN NERO-ARANCIO: PARLA COACH MATTEO MECACCI

Un tuffo meraviglioso tra i ricordi.

Non sono ricordi lontani ma sono stati, senza ombra di dubbio, dei momenti meravigliosi ed intensi della storia della Viola Reggio Calabria.

Abbiamo ascoltato coach Matteo Mecacci, capo allenatore dell’ultima Viola nei campionati nazionali costretta a fermarsi sul più bello, costretta ad arrendersi ad una situazione ancora interrogativa ed inspiegabile.

Coach come sta vivendo, innanzitutto, questa tribolata situazione?

E’ una situazione paradossale alla quale nessuno di noi era abituato.

Uno stop molto lungo, troppo lungo, con una situazione ancora da decodificare.

Non ricordo a memoria che ci sia mai stata una situazione simile in Italia.

Sono in questo momento a casa e sono in contatto con i miei giocatori.

Tutti loro hanno un programma personalizzato per continuare ad allenarsi singolarmente.

Per non morire di noia, invece, provo a buttarmi sul lavoro e provare a sistemare tutte quelle cose che durante la stagione regolare non ho avuto il tempo di sviluppare.

La vicenda è molto complicata.

 

Una domanda difficile e particolare, probabilmente troppo particolare.

E’ più brutta la sospensione per Covid o il forfait dopo aver eliminato Pescara.

 

Sono due situazioni diverse.

Per un certo punto di vista si assomigliano per l’aspetto sportivo.

Dal punto di vista umano, invece, assolutamente no.

Questo è un problema serio. Stanno morendo delle persone. Ci sono attività chiuse e ci sarà sicuramente una recessione economica.

Dal punto di vista sportivo si somigliano.

Nella passata stagione eravamo in semifinale PlayOff con chances concrete di provare il salto in Serie A2.

Sarebbe stato qualcosa di eccezionale considerate le problematiche annesse.

In questa stagione a Cento, invece, eravamo praticamente primi in classifica, dunque, sono due situazioni che fanno male.

Nella passata stagione ci crollò il mondo addosso. Oggi è sicuramente una situazione diversa.

 

Cento è una terra cara ad un allenatore reggino, Giovanni Benedetto, che ha vinto con quei colori.

Una terra di passione e competenza cestistica. Hai notato delle differenze sostanziali tra Reggio Calabria e la tua attuale società?

 

Sì, non c’è il mare (ovviamente sto scherzando ma sapete tutti quanto era fondamentale per me alzarmi la mattina e vedere il mare e lo Stretto).

Cento è una bellissima piazza, appassionata, così come è in tutta l’Emilia Romagna.

Con la vicinanza a Bologna posso spostarmi facilmente per vedere competizioni europee ad un passo.

C’è grande passione ed una società molto seria che vuole ritornare in Serie A2.

E’ una delle società che, in questo momento, può supportare questo campionato economicamente.

Dal punto di vista della passione c’è tanta similitudine con Reggio Calabria.

Reggio è molto più grande ma quando c’è il calore all’interno del Palazzetto, qui da noi c’è un bel Palazzetto in costruzione, i tifosi ci danno sempre una bella mano.

Da un certo punto di vista Cento mi potrebbe ricordare il pubblico della seconda parte della stagione al PalaCalafiore, che è uno dei Palasport più grandi d’Italia ma le duemila persone in scena ci davano veramente una grande mano.

 

Come stavano andando Fallucca, Paesano e Vitale fino alla sospensione?

 

Abbastanza bene. A momenti alterni.

Fallucca aveva avuto qualche problema fermandosi per cinque partite per uno strappo importante, 

 

 

 

 

 

 

rientrando poi più che bene sia nella gara di Cesena che nella sfida di Fabriano, ovvero l’ultima sfida che abbiamo giocato dimostrando di non aver dimenticato affatto il suo feeling con il canestro.

Non vi nascondo che, se mi sono portato dietro questi tre elementi è perchè ero consapevole che potevano fornire una mano concreta ed efficace dal punto di vista tecnico, fisico e di conoscenza con il sottoscritto che ci potesse permettere la costruzione di una squadra completamente nuova ma che potesse competere per obiettivi importanti.

 

Ha mai pensato ad un quarto giocatore della passata stagione?

Più di una volta. Per come si stava delineando la costruzione della squadra, però, prendere uno degli altri ex Viola, ragazzi straordinari, era abbastanza difficile.

C’è chi ha avuto la possibilità, come Vittorio Nobile, di giocarsi le sue possibilità nella sua città al piano di sopra.

Gli altri hanno trovato tutti squadra rimanendo in categoria con ruoli diversi dalla passata stagione, magari da protagonisti.

Nella passata stagione ero arrivato a Reggio a squadra già assemblata o quasi.

Quest’anno mi sono potuto muovere sin dall’inizio e quindi ho incastrato le caselle.

Tutti i protagonisti della passata stagione, accanto a città e tifosi, hanno lasciato nelle nostre anime un senso di trasporto bellissimi.

Quest’anno ho giocato contro Fall ed Alessandri e vi posso garantire che sono stati più sentiti i momenti dei saluti, degli abbracci e dei ricordi più che quelli delle sfide in campo.

 

Cosa ne pensa di Yande Fall alla Pallacanestro Viola Supporters Trust?

Mi dispiace tantissimo.

Faccio una battuta per sdrammatizzare: è arrivato e si è finito di giocare.

Anche questo segnale è qualcosa di importante e speciale.

In quanti posti capiterebbe che un ragazzo che l’anno scorso ha dato tutto e di più di quello che aveva dal punto di vista tecnico, ed io lo posso dire perchè ero il suo allenatore, dopo che ha preso due stipendi in tutto l’anno, ritorni nella stessa città? Quanti lo farebbero?

Questo ti fa capire il legame che si instaura quando esci a fare una passeggiata sul lungomare Falcomatà o sul Corso Garibaldi o un piccolo strappo a Scilla, Gambarie, Melito o dove volete.

Yande ha fatto una scelta prima di cuore e poi di testa.

L’innesto perfetto che serviva al gruppo della Pallacanestro Viola per provare a vincere il torneo.

 

Un’annata indimenticabile.

Stiamo sviluppando una nuova rubrica.

Si chiamerà “WikiViola” e prova a raggruppare tutti gli atleti e gli allenatori che si sono susseguiti in nero-arancio in cinquantaquattro anni di storia ed emozioni.

Il dato che potrebbe interessare coach Mecacci è che, molto spesso, diversi allenatori, che hanno scritto la storia della Viola, sono andati via e poi sono tornati. Cosa ne pensa?

 

L’avevo detto nella mia ultima intervista prima di lasciare Reggio Calabria.

Secondo me Reggio lascia un posto speciale nel cuore degli allenatori.

L’ho capito anche studiando la storia della Viola.

Quante società avrebbero confermato allenatori che erano retrocessi dopo la loro prima stagione da capo allenatore in nero-arancio?

Parlo di due episodi e di due straordinari allenatori. Due accadimenti unici successi solo in riva allo Stretto dove una grande società diede fiducia incondizionata ai tre grandi protagonisti, oggi nel Mito (Recalcati e Gebbia).

La figura dell’allenatore è un tutt’uno con la storia dell’allenatore.

Io rispetto ad allenatori come loro ho una storia molto minore ma non vi nascondo che un giorno mi piacerebbe tornare.

Un posticino nel cuore che mi avete lasciato me lo tengo sempre molto caro.

L’auspicio è di rileggere questa intervista tra qualche anno con la speranza che tutto si possa risolvere.

Un saluto immenso a tutti voi.

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