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5 ANNI SENZA IL BLACK MAMBA:INTERVISTA AL SUO PRIMO COACH ROCCO ROMEO

Di Giovanni Mafrici – Sono passati cinque anni dall’incidente in cui perse la vita Kobe Bryant insieme alla figlia Gianna e altre sette persone, quando l’elicottero su cui erano a bordo precipitò schiantandosi a Calabasas, in California. La leggenda NBA aveva quarantuno anni e tutto il mondo della pallacanestro (e non solo) continua a ricordare quel giorno, inclusi noi che, abbiamo vissuto la sua storia, passata da Reggio Calabria, ai tempi di suo papà Joe in campo e di un piccolo Kobe che spopolava al minibasket con la maglia neroarancio di cotone con un pescespada impresso.

 

Ai tempi del Minibasket, il suo allenatore, tra allenamenti giornalieri ed il consueto Trofeo Primavera, c’era lui, Rocco Romeo. Istruttore di vecchia data, maestro dei fondamentali. Ecco i suoi ricordi con qualche spunto per il presente.

 

Rocco Romeo, il primo coach di Kobe: “A Reggio iniziò la sua scalata. Un ragazzo con la pallacanestro nel sangue”

Rocco Romeo, il primo allenatore di Kobe Bryant a Reggio Calabria, ripercorre i ricordi legati al giovane campione, soffermandosi sui suoi primi passi nel mondo del basket e sulla sua straordinaria etica del lavoro.

“Kobe aveva la pallacanestro nel sangue”, racconta Rocco Romeo, il primo coach di Kobe Bryant a Reggio Calabria. “Già a 8 anni si vedeva che aveva qualcosa di speciale. Amava il gioco e aveva una grande determinazione”.

Romeo ricorda con affetto i 10 mesi trascorsi con il giovane Kobe: “Era un ragazzino simpatico, che attirava l’attenzione di tutti. Ma non potevamo immaginare che sarebbe diventato un campione del genere”.

Il coach sottolinea l’importanza dei fondamentali e dell’etica del lavoro nella crescita di Kobe: “A Reggio iniziò la sua vera attività di basket, con un programma basato sui fondamentali e sulla creazione del gruppo. Kobe era un lavoratore instancabile, sempre pronto a migliorare”.

 

Il coach ammette di non aver mai pensato che Kobe avrebbe raggiunto traguardi così importanti: “Sinceramente, non credevo che avrebbe avuto questo successo. Ma Madre Natura lo ha aiutato, insieme ai suoi sacrifici e alla sua grande mentalità”.

Romeo sottolinea anche l’importanza del contesto in cui Kobe è cresciuto: “Il basket italiano era ai vertici, si lavorava tanto sui fondamentali e sul miglioramento tecnico. Questo ha sicuramente contribuito alla sua crescita”.

La morte di Kobe è stata una tragedia per tutto il mondo dello sport: “È stato un ambasciatore e un mentore per tanti atleti. Il suo ricordo rimarrà sempre vivo”.

Il coach conclude con un auspicio: “Spero che la pallacanestro reggina e calabrese possa tornare ai fasti di un tempo. La competizione porta sempre cose positive”.

 

 

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