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COACH RECALCATI:”LA LBA E’ UN TORNEO COMPLETAMENTE SBAGLIATO”

Lo storico Coach della Pfizer Viola (abbiamo messo uno sponsor a caso, considerato il momento) e della Nazionale si è espresso sulle colonne del Corriere di Como riguardo gli accadimenti del nostro basket:

«La serie A di quest’anno? Non me la sento di guardare alla classifica e ai singoli risultati. È un campionato nato male, completamente sbagliato, alterato dall’emergenza Covid. Andava disegnato in maniera completamente differente, senza retrocessioni, prima di tutto, invece sono mancate programmazione, organizzazione e la comprensione del periodo storico che stiamo vivendo». Parole pesanti, che arrivano da uno dei più autorevoli personaggi del basket italiano e internazionale, il canturino Carlo Recalcati.

La sua è una visione molto critica. «Non commento la classifica o le prestazioni delle singole squadre, come Varese e Cantù, che purtroppo sono in fondo – spiega – perché parto dal presupposto che questo torneo non doveva essere così».
«Era necessario programmare qua

lcosa di differente con l’emergenza Covid che continuava ad incombere – aggiunge – Al posto che pianificare e prevedere momenti difficili legati al virus, si è preferito attendere. Ne è nato un campionato completamente sbagliato».
Prima di tutto Carlo Recalcati avrebbe stoppato le retrocessioni. «È un anno particolare, senza pubblico, con la maggior parte delle società in grande difficoltà sul fronte economico. Questo blocco avrebbe consentito ai dirigenti di lavorare con maggiore serenità. La stagione 2020-2021 doveva essere di pura transizione».

Invece si è optato per le due retrocessioni.
Una squadra, la Virtus Roma, si è fermata per problemi economici. Ma un altro club è destinato a finire nella categoria inferiore. E attualmente Cantù è penultima e Varese (attualmente ferma per il Covid) ultima.

«Con questa scelta – afferma ancora Recalcati – le società coinvolte nella lotta per non retrocedere sono costrette a importanti interventi sul mercato, come ha ad esempio fatto Cantù, che negli scorsi giorni ha ingaggiato Frank Gaines e Kavell Bigby-Williams. Soldi che, senza retrocessioni, potevano essere utilizzati per investimenti sul vivaio o che potevano anche costituire un “tesoretto” in un momento in cui non è semplice far quadrare i bilanci».
La stessa Cantù all’inizio del campionato è stata ferma a lungo per il Covid. Poi, quando la situazione si è normalizzata, l’Acqua S.Bernardo si è sottoposta ad un tour de force. «Anche questo aspetto è da analizzare – afferma Recalcati – Una formazione si ferma per un mese, poi torna disponibile e viene praticamente catapultata da una partita all’altra, giocando ogni tre giorni, contro formazioni che invece non hanno risentito della problematica Coronavirus. Match in continuità per atleti che magari si sono appena alzati dal letto e schierati in quanto “negativi”. Dove è l’equità?».
Il tecnico canturino inoltre sottolinea: «Parlo con molti preparatori che non nascondono le difficoltà nell’impostare il lavoro; nella sostanza, il Covid-19 rimane un virus sconosciuto. Ogni persona ha la sua storia clinica: c’è chi è asintomatico, e comunque rimane in casa. Ma si possono anche avere problemi respiratori, febbre, dolori muscolari, comunque situazioni più complicate. La ripresa non è semplice e non mi soffermo nemmeno sulle implicazioni psicologiche, che hanno un peso rilevante. Eppure, come ho detto, pronti via, ci sono squadre, Cantù compresa, che si sono ritrovate a scendere in campo ogni tre giorni, e lo hanno pagato pesantemente a livello di risultati».
La questione Coronavirus peraltro influirà non poco anche sulla ripartenza dei campionati minori. «Ho parlato con giocatori che hanno ammesso di avere paura a scendere in campo perché hanno paura del contagio, non solo per se stessi, ma anche per i loro familiari. Non essendo professionisti, potrebbe risentirne anche la loro attività lavorativa. Anche questo tema meriterebbe una ampia riflessione».
In questo quadro poco confortante Carlo Recalcati trova anche uno spiraglio di luce: «Per fortuna ci sono giovani che si stanno mettendo in luce, come Gabriele Procida a Cantù o Davide Casarin a Venezia. Ma ritorniamo al discorso iniziale: senza retrocessioni i ragazzi del vivaio avrebbero magari trovato ancora più spazio. Poteva essere un anno di rifondazione e invece il nostro movimento ha perso una grande occasione».

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