Diana Taurasi annuncia il ritiro: addio a una leggenda del basket con Kobe nel cuore
Diana Taurasi, una delle più grandi giocatrici di basket di tutti i tempi, ha annunciato ufficialmente il suo ritiro all’età di 42 anni, dopo una carriera straordinaria durata 20 stagioni nella WNBA. Con 3 titoli WNBA, 6 medaglie d’oro olimpiche (l’ultima conquistata a Parigi 2024) e numerosi record, Taurasi lascia il campo da gioco come un’icona dello sport.
Una carriera leggendaria
Taurasi ha comunicato la sua decisione in un’intervista a TIME Magazine, dichiarando di essere “arrivata all’ultimo sia fisicamente che mentalmente”. Con le Phoenix Mercury, sua unica squadra in WNBA, ha vinto 3 titoli (2007, 2009, 2014), due premi di MVP delle Finals e un MVP stagionale nel 2009. È la miglior realizzatrice di sempre della WNBA con 10.646 punti, la prima per triple realizzate (1.447) e la quarta per assist.
Successi internazionali e olimpici
Oltre ai trionfi in WNBA, Taurasi ha dominato anche in Europa, vincendo 6 Euroleghe e 7 campionati russi con squadre come Dinamo Mosca, Fenerbahçe, Galatasaray e UMMC Ekaterinburg. Con la nazionale statunitense, ha collezionato 6 ori olimpici (da Atene 2004 a Parigi 2024), diventando la giocatrice di basket più vincente alle Olimpiadi.
I numeri di una leggenda
In 565 partite WNBA, Taurasi ha mantenuto una media di 18,8 punti, 4,2 assist e il 36% da tre punti. Prima scelta assoluta al draft WNBA 2004, ha vinto il premio di Rookie of the Year e ha collezionato 10 nomine nel primo quintetto All-WNBA e 11 convocazioni all’All-Star Game. È una delle sole 11 giocatrici ad aver vinto un titolo NCAA, un oro olimpico, un Mondiale FIBA e un titolo WNBA.
L’eredità di una campionessa
Con il suo ritiro, Diana Taurasi lascia un’eredità immensa, non solo per i trofei vinti, ma per aver ispirato generazioni di giocatrici e aver elevato il livello del basket femminile. La sua carriera è un esempio di dedizione, talento e successo, che rimarrà nella storia dello sport.
Sintesi: Diana Taurasi, leggenda del basket, annuncia il ritiro a 42 anni dopo 20 stagioni WNBA, 3 titoli, 6 ori olimpici e numerosi record. Miglior realizzatrice di sempre in WNBA, ha dominato anche in Europa e con la nazionale USA, lasciando un’eredità indelebile nel mondo dello sport.
Memorabile la sua testimoniaznaa sul palco dello Staples Center in occasione della Celebration of Life in memoria di Kobe e Gigi Bryant e delle vittime del tragico incidente del 26 gennaio scorso. Una testimonianza breve ma eloquente, che dà conto dell’impatto di entrambi, padre e figlia, sull’universo della pallacanestro femminile.
“Prima di tutto desidero rivolgere le mie condoglianze a tutte le famiglie che hanno perso un loro caro. Nel 1996 […] ero al primo anno di high school. Tiravo ogni sera, ossessivamente, nel mio viale. Quando giocavano i Lakers non perdevo un secondo di partita, ogni timeout, ogni spot. Poi andavo in cortile e cercavo di imitare il mio Laker preferito, Kobe. In alcune rare e fortunate occasioni, mio padre, operaio di Los Angeles, tornava a casa con biglietti per le partite dei Lakers. Vedere Kobe giocare da rookie al Great Western Forum ha fatto credere a questa ragazzina che sarebbe potuta diventare una Laker, un giorno. Era come imparare a conoscermi ogni giorno. Ha reso okay il fatto di giocare al limite della pazzia […].”
“Quando spesi del tempo con Kobe ai Giochi [di Pechino] 2008, capii che [la Mamba Mentality] non era confinata al campo da pallacanestro. Il suo fuoco competitivo scorreva nelle sue vene, come accade oggi a molti di noi. Chiudo ogni singolo allenamento con il tiro vincente ‘alla Kobe’: tre palleggi verso destra, perno sinistro, movimento conseguente della gamba destra, elevazione compatta e follow through. Cinque volte così, poi torno a casa. È esattamente lo stesso identico tiro che ci ha permesso di vincere il titolo [WNBA] a Phoenix nel 2014. La disposizione di Kobe al lavoro duro e al sacrificio quotidiano mi ha ispirato […].”“Ovviamente Gigi ha ereditato la passione che tutti abbiamo colto in Kobe. La sua abilità era innegabile in rapporto alla tenera età. Chi fa un jumper cadendo indietro a undici anni? LeBron ci riesce appena adesso. Lei nutriva curiosità per il gioco e ciò la spingeva a prendere la palla ogni giorno. Stava vivendo i suoi momenti migliori da giocatrice di basket. Niente responsabilità o aspettative, solo pallacanestro con in tuoi migliori amici. Ogni fine settimana era una nuova avventura, un’opportunità di imparare. Kobe ha ispirato un’intera generazione di giocatori e allo stesso modo Gigi aveva acceso in lui l’interesse per il ruolo d’allenatore, insegnante del gioco. Sono certa di non essere l’unica ad aver ricevuto messaggi da Kobe nei quali mi chiedeva quali esercizi facessi a 13 anni.Gigi, da molti punti di vista, rappresenta il futuro del basket femminile. Un futuro in cui una giovane ragazza aspira a giocare nella WNBA come la sottoscritta, che voleva diventare una Laker. Aveva già progettato di giocare per UConn, segno della sua mentalità impavida. Rappresenta un tempo in cui una ragazza non deve chiedere permesso per giocare. La sua abilità avrebbe preteso rispetto. L’ho vista per l’ultima volta a Phoenix per un grande torneo AAU. Kobe Bryant accompagnò tutti in spogliatoio per assistere all’allenamento. Ricordo lo sguardo sul viso di Gigi, uno sguardo entusiasta, indice di appartenenza; uno sguardo di feroce determinazione […] Kobe, Gigi [in spagnolo ndr.] è nel cuore di Los Angeles. Los Angeles non muore mai. Ti vuole bene.”