ECCO COME NUCCIO RAINERI RICORDAVA COACH BENVENUTI

Nuccio Raineri raccontava così, il suo Coach Benvenuti.

Riviviamo le sue parole, redatte da ViolaInside poco prima dell’intitolazione del Palazzetto di Botteghelle alla memoria di Coach Cacco.

Sono stato presente all’interno della Viola con il compito di accompagnatore sin dai tempi di Benvenuti e fino a circa nove anni fa. Quando è arrivato “Cacco”, questo era il suo nomignolo, abbiamo fatto subito amicizia, era una persona molto disponibile anche se pur sempre un toscanaccio e ci siamo trovati molto bene. Io poi provenivo dall’esperienza come arbitro di basket, quindi parlavamo la stessa lingua. Sul campo però si trasformava: era molto più teso perché aveva un compito abbastanza difficile, aveva la responsabilità della squadra e grazie a lui siamo partiti dalla serie B e siamo arrivati alla serie A1.

Con gli americani aveva un rapporto eccezionale: c’erano Hughes, Kupec, Campanaro, giocatori che hanno portato a Reggio Calabria una mentalità professionistica. Fuori dal campo invece era più gioviale, gli piaceva molto scherzare e una volta me ne combinò una delle sue: la domenica mattina io, Gianfranco e tanti altri andavamo a vedere giocare al vecchio Scatolone le squadre di serie C; io avevo l’abitudine di comprare i dolci da portare a casa e lasciarli in macchina. Lui lo sapeva e non so come fece, una di queste domeniche aprì la mia macchina, sostituì i dolci con dei pomodori e richiuse per bene la confezione. Quando tornai a casa dopo pranzo dissi a mia moglie di prendere i dolci ma quando li aprì…lascio immaginare la sorpresa! Però anche noi ricambiavamo con affetto questi scherzi: ricordo una volta che Gianfranco andò in bagno ed io e Tito Messineo lo chiudemmo da fuori e ce ne andammo.

Era insomma un periodo in cui si era veramente amici, stavamo insieme non solo durante gli allenamenti ma anche la sera. In quel periodo i giocatori andavamo a cenare allo Snooty Fox ed io ero uno di quelli che aveva il compito di andare e vedere un po’ come si comportavano, soprattutto il sabato prima di una partita. Mi ricordo che una sera Mark Campanaro mi disse: “Nuccio, guarda cosa sto bevendo!” tenendo in mano uno di quei bicchieri di carta della coca-cola. Io sollevai il coperchio del bicchiere e dentro non solo c’era la coca-cola, ma anche il gin! Mark aveva anche un cane che portava con sé agli allenamenti al Botteghelle e lo legava ad una panchina. Nel momento in cui lui si girava per andare ad allenarsi il cane iniziava ad abbaiare e Gianfranco si arrabbiava e gridava di lasciarlo a casa.

È stato davvero un periodo molto bello, Gianfranco era una persona eccezionale, amico con tutti e ha gestito la squadra, i giocatori, la società con grande professionalità.

Show Buttons
Hide Buttons