Il Trofeo Sant’Ambrogio, e questo Danilo d’annata ve lo ricordate?
La vedete questa foto?
Un ragazzo magro, esploso in un salto che sembra sfidare la gravità, sta per schiacciare con feroce determinazione. La canotta è quella dell’Armani Milano, ma il volto è quello, giovanissimo, di un Danilo Gallinari che il mondo intero avrebbe imparato a conoscere.
Quel ragazzo, che da pochi giorni ha chiuso il suo glorioso capitolo con la maglia azzurra dopo un Eurobasket, qui è all’inizio di tutto. Quel palcoscenico non è un palcoscenico qualsiasi. È il Trofeo Sant’Ambrogio. Quella schiacciata è un annuncio, un’anteprima di un destino grande, scoccata nel calore di una kermesse che è il cuore pulsante del basket reggino.
Si gioca ancora in ricordo di Mario, di Cesare e di Franco. Si giocava per Iliano e la Signora Enza, motori instancabili, cuore e anima di una famiglia che ha fatto dello sport una missione d’amore per la propria città. Il Trofeo è sempre stato questo: un atto di ricordo che si trasforma in energia pura, in basket vissuto con la passione dei campetti di periferia e la qualità dei palasport europei.
Ed è qui, in questo crogiolo di memoria e ambizione, che uno dei più forti giocatori italiani di sempre ha lasciato il suo primo, significativo segno, prima di librarsi verso i cieli d’Europa e dell’NBA.
Ma se alzi lo sguardo da quella foto e allarghi l’obiettivo, il panorama è mozzafiato. Perché quel palazzetto è stato un belvedere unico sul basket che conta. Da questa kermesse sono passati giganti.
La ferocia agonistica di Dino Radja, l’eleganza letale di Manu Ginobili, la grinta difensiva di Michael Cooper, la classe di Sasha Volkov, la potenza di Donato Avenia. E ancora, maestri in giacca e cravatta come Zorzi, Recalcati, Benvenuti, Gebbia, Repesa, Lardo. Una parata di stelle e di menti che hanno fatto la storia di questo sport.
È il potere del Trofeo Sant’Ambrogio: trasformare Reggio Calabria, per due giorni, nel centro del mondo cestistico. La leggenda continua.


