Io e Benvenuti..il racconto di Gaetano Gebbia

Ho sempre pensato che il suo fugace vedermi allenare i fondamentali gli avesse fatto intravedere in me la potenzialità di un buon allenatore.
Fu quindi quasi naturale che quando la stagione successiva lui arrivò a Reggio ed io rimasi ancora nella capitale preparasse il mio arrivo; anche invitandomi, in occasione della trasferta della Viola a Roma ad incontrare i dirigenti reggini all’Hotel Fleming e ad assistere alla partita giocata in un campo reso impraticabile dalla condensa presso la palestra di Piazza Mancini contro la Lazio.
E fu altrettanto naturale raggiungerlo l’anno seguente per fargli da assistente e curare il settore giovanile che grazie a lui già l’anno prima aveva avviato l’attività.
Basterebbe questo per testimoniare quando devo a Gianfranco Benvenuti, per me un secondo padre: praticamente tutto.

Eppure i primi mesi furono molto pesanti e molto difficile il rapporto; solo dopo anni capii che quel suo modo burbero di relazionarsi anche con me, quel farmi pesare ogni errore, quel non andargli mai bene niente era determinato dalla sua voglia di farmi crescere.
Tutto cambiò all’improvviso: costretto ad un intervento d’urgenza dovette rinunciare alla trasferta di Treviso che mi ritrovai a dover gestire da solo; ho più volte detto che quella partita l’avrebbe vinta anche se ad allenare ci fosse stato il custode della palestra, sta di fatto che da quel giorno aumentò la sua fiducia nei miei confronti in maniera esponenziale.
Cominciavo ad avere sempre più spazio nella gestione della squadra ma soprattutto ero molto più influente a livello decisionale.
Le mie idee, i miei suggerimenti, i miei progetti trovarono sempre, dico sempre, in lui un convinto sostenitore, quasi più per fede che per analisi condivisa.
Per la Viola è stato l’allenatore della svolta, non solo per essere riuscito nel doppio salto, dalla serie B alla A2 e poi all’A1, ma anche per il contributo nell’aiutare la società a passare dalla gestione familiare a quella più manageriale e professionale.
Il Giudice Viola, Benvenuti e Messineo i tre personaggi che avviarono quel processo costituendo le basi per un’avventura sportiva che ha fatto storia a Reggio e non solo.
Dei meriti sportivi di Gianfranco Benvenuti parlano ovviamente i risultati conseguiti in tutte le piazze in cui ha lavorato, della sua passione smisurata verso la pallacanestro testimoniano le sue continue presenze in palestra fino a qualche mese fa; piace invece ricordare la sua profonda umanità, quella sua capacità di sapersi relazionare in maniera schietta e senza tanti giri di parole, quella sua umiltà che rafforzava i suoi discorsi , quella ironia con la quale sapeva dire anche le peggiori cose senza offendere mai; quel suo essere un livornese di mondo, capace di comunicare con grandi e piccini, personaggi e semplici tifosi facendo sentire a tutti che lui era comunque uno di loro.
I famosi capannelli con i tifosi all’angolo di Fattorusso, la geniale gestione di Mark Campanaro, i rapporti con la stampa solo alcuni esempi di un maestro di vita, prima ancora di un grande allenatore
Essere se stessi fino in fondo, questa la lezione che più di tutte ci lascia. Ci mancherà.

 

Ricordi del Coach Gaetano Gebbia

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