L’ALTEZZA DI UN SOGNO: LA TELEFONATA CHE SVELÒ AGOSTINO LI VECCHI
Un ricordo che profuma di leggenda, dalla segreteria della Cestistica Piero Viola in Via Bruno Buozzi
REGGIO CALABRIA – C’è una telefonata, in alcune storie, che segna il confine tra l’anonimato e il destino. Quella ricevuta un pomeriggio piovoso nella sede di Via Bruno Buozzi della Cestistica Piero Viola è una di queste.
A chiamare era una professoressa di Acri, in provincia di Cosenza. La sua richiesta aveva il sapore dell’inverosimile, quasi una favola moderna: “Mio figlio”, spiegò, “è alto due metri e sette. In casa urta con la testa ogni volta che attraversa una porta”, ascoltava l’incredulo interlocutore Franco Calafiore..
La donna, sulle frequenze di Telespazio Calabria, aveva visto le partite della Viola. Aveva ammirato quei giganti in maglia neroarancio planare a canestro. E si era chiesta se suo figlio, finalmente, avesse trovato la sua dimensione: un mondo in cui essere alti non era un impedimento, ma un dono.
Quel ragazzo – alto davvero come annunciato, con un fisico “cestistico da urlo” – si presentò a Reggio accompagnato dallo zio. Era tutto vero. Gaetano Gebbia, dopo le iniziali perplessità, lo prese sotto la sua ala. Lo lavorò durante l’estate. Lo trasformò.
Da quel ragazzo goffo, che non sapeva dove mettere quei 2,07 di altezza, nacque un atleta. Agostino Li Vecchi da Acri – questo il suo nome – non solo esordì in Serie A1, ma spiccò il volo: dalle giovanili della Viola all’esplosione a Barcellona, dalla Nazionale guidata da Tanjevic ai palcoscenici blasonati di Virtus Bologna, Udine, Pesaro, passando per Brindisi, Treviso e Messina.
Una carriera tutta in ascesa, nata da una telefonata. Da una madre che non si era rassegnata a vedere suo figlio piegarsi per passare attraverso una porta, e aveva immaginato per lui un palcoscenico più grande. Dove planare, finalmente liberi!


