L’Indagine sui giovani continua

In un basket italiano sempre più malato, “drogarsi” di basketday è davvero difficile.Tanti stranieri, troppi stranieri in certi campionati dove, riconoscere un Italiano sembra davvero difficile.Sono passati i tempi di Caldwell e Hughes, di Volkov e Garrett.Pochissimi italiani sul campo e movimento nazionale che ne risente.
Il Calabria, la situazione non è certo migliore.Si ricorre alla scelta di atleti stranieri per vincere i campionati, a grossi veterani provenienti da fuori ed anche a giovani dei principali settori giovanili della penisola per rafforzare le formazioni nostrane.
Mandare i nostri talenti migliori fuori? Se lo chiedono in tanti.Dirigenti,genitori,gli atleti stessi.E’ chiaro che la differenza vista ogni anno al Trofeo delle Regioni ed ai Tornei Giovanili è evidenziata anno dopo anno.
Nelle altre regioni ci sono ragazzi più forti ed alti, più strutturati fisicamente in primis, tecnicamente in secundis.

 

Paga operare nel settore giovanile in Calabria?

 

Poche società credo abbiano riscontri economici tali da poter coprire le spese di gestione societaria che ci vengono imposte al giorno d’oggi (prendiamo ad esempio i costi esorbitanti per l’affitto degli impianti che, in Calabria o più in generale al Sud, nella maggior parte dei casi sono in condizioni fatiscenti).

Ma ciò non vuole dire non essere “paghi” del proprio operato nel settore. Io ho l’occasione di lavorare a livello giovanile con due società (Basket Olympic Club e Fortitudo Pellaro A.S.D.) e con la Rappresentativa Calabrese, ed è sufficiente riscontrare nei ragazzi dei miglioramenti, sensibili o evidenti che siano, per poter affrontare ogni allenamento con lo spirito di abnegazione necessario e così incentivare me stesso e loro a migliorarci ogni giorno di più.

 

Cosa si può fare per arrivare un domani al livello delle altre regioni?

 

Al momento siamo un gradino al di sotto delle altre regioni ma non per demerito dei ragazzi né tantomeno della classe allenatrice. Ho avuto la fortuna di prendere parte al Progetto di Qualificazione Nazionale per i nati nel ’96 e i “nostri” ragazzi non hanno affatto sfigurato al cospetto dei pari età delle altre regioni. Sicuramente ci sono alcuni atleti più fortunati di altri perché hanno la possibilità di allenarsi giorno per giorno con cestisti di livello pari al loro o ,in alcuni casi, anche superiore, ma ciò non deve fungere da scusante. Un giocatore migliora se è abbastanza “affamato” (cit.) per farlo, a discapito delle difficoltà strutturali.

A mio avviso una soluzione potrebbe essere una collaborazione tra le società che possa mettere a confronto giornalmente gli atleti migliori senza attendere che si incontrino occasionalmente ai raduni regionali.

Lo scudetto ’95 dei cadetti della Viola è stato solamente un caso isolato?

 

Non credo sia possibile al momento ipotizzare un risultato tanto importante per le nostre realtà giovanili, ma non perché il livello dei giocatori sia inferiore, assolutamente. Il gruppo “Cadetti” dell’epoca riuniva alcuni dei migliori giocatori calabresi (se non “I” migliori) e giocatori delle regioni vicine, coordinati dall’impareggiabile Gaetano Gebbia. Dubito fortemente sia plausibile auspicare ad un progetto del genere oggi in Calabria, a causa del comportamento delle società (le quali mirano ad emergere le une sulle altre)  e del disinteresse degli enti, che potrebbero invece, coordinati dal CONI o dalle federazioni sportive, lavorare sinergicamente, finalizzando il proprio impegno al miglioramento delle strutture.

Quella “collaborazione” a cui facevo riferimento prima potrebbe davvero portare a dei risultati concreti  e a rivivere i fasti della pallacanestro di un tempo.

Da giovane coach consiglieresti ad un giovane atleta di andare fuori a giocare?

 

Egoisticamente direi di no, perché, non essendo la nostra Regione, ormai da un po’ di tempo, una vera e propria “fucina” di talenti, se i nostri giovani migliori decidessero di andare a rinfoltire i vivai di altre squadre sarebbe per noi una perdita sanguinosa. È altrettanto vero e duro da ammettere che, al momento, la nostra Regione e le nostre società non sono, loro malgrado, nelle condizioni di poter offrire ai ragazzi gli stessi servizi delle società del Centro-Nord, quindi non possono essere biasimati coloro i quali decidono o sognano di continuare il loro percorso formativo cestistico altrove.

Lo speciale di Giovanni Mafrici per Reggioacanestro.com

Selezione l’articolo

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L.Laganà(Aget Imola)

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