Luca Laganà re per una notte

Di lui invece si è probabilmente subito dimenticato Donnell Taylor, ammesso che ne abbia mai saputo il nome…Fatto sta che di fronte a uno che ha giocato nella Nba, il 20enne che dicono non essere nemmeno il più promettente dei fratelli reggini (c’è chi punta di più su Marco, classe ’93, scuola Trenkwalder adesso a Biella), si è improvvisamente esaltato: una tripla in faccia e un canestro e fallo pesantissimi. Non aveva mai segnato in vita sua in LegaDue, anzi in tutta la stagione aveva giocato solo 4 minuti in tutto…Il doppio flash di Laganà fotografa benissimo la clamorosa impresa dei giovani di Imola.

Come in un sogno…purtroppo senza lieto fine..per il momento.
Luca raccontaci le tue impressioni giocata dopo giocata riguardanti la semifinale di Coppa Italia di Lega Due..
Come ogni partita ero concentrato e carico al massimo, certo poi puoi giocare o no, ma l’importante è farsi trovare sempre pronti. Sono entrato nel secondo quarto in un momento dove avevamo in mano l’inerzia del match, dovevo dare minuti di qualità e soprattutto di energia alla squadra che per l’assenza di Patricio Prato e per la partenza di Ebi era costretta ad avere rotazioni ridottissime. Ero emozionato, non lo nego, ma ero anche consapevole dei miei mezzi, che se ero lì a giocare una semifinale di Coppa Italia di Legadue non ero l’ultimo arrivato. Quando Moreno mi ha passato la palla sotto canestro non ho esitato a tirare, anche se avevo contro due giocatorini come Malaventura e Taylor, la palla è entrata e l’arbitro (giustamente) ha sanzionato anche il fallo contro l’ex Fortitudo. Quel canestro ha rimosso ogni tipo di emozione. Nel terzo quarto, invece, è stato tutto diverso, avevamo subito la rimonta dei piemontesi, mi ricordo che sono entrato sul +2, l’azione dopo Hickman aveva segnato il pareggio sul 56 a 56. Andiamo in attacco, Whiting stava giocando un pick ‘n roll sul lato con Bruttini, Casale forte della rimonta aveva difeso bene, mancavano 4 secondi dalla fine dell’azione quando la palla mi è arrivata in mano e, senza pensare, né da dove stessi tirando, né quanto fosse pesante quella palla, ho tirato. È stata una sensazione indescrivibile, eppure sapevo che quella palla sarebbe entrata. Ma come ho già detto e ribadito dopo la partita la soddisfazione più grande è stata quella di aiutare la squadra ad arrivare in finale.

Te lo sarai chiesto anche tu…ma perchè nella finalissima hai avuto così poco spazio?

Certo, me lo sono chiesto ma non potevo pretendere nulla, era una finale e il coach ha voluto giocarla con i giocatori più esperti e più abituati a certi palcoscenici. Ma non covo assolutamente alcun rancore per questo, anzi, ringrazio il coach per avermi dato fiducia in un momento così importante della stagione. Ricorderanno in molti e per molti anni questa Final Four a Imola, e sono contento di aver contribuito a questa piccola impresa.

Quante telefonate e messaggi da social network hai ricevuto?
Ringrazio tutti, dai tifosi dell’Onda d’urto e agli amici di Reggio. Ne ho ricevuti parecchi, è stato bello poter sentire la vicinanza di tutte queste persone. Spero che sia solo l’inizio…

Che si dice della Calabria del Basket dalle tue parti?
Non tutti la vedono bene, dicono che il livello è basso, che non ci sono soldi, ma si tratta sempre di gente che c’è solo passata per giocare contro e mai con una squadra calabrese. Poi parlando con giocatori che hanno militato nella Viola mi dicono che Reggio è una città fantastica, che la città è unica, che al livello cestistico per loro è stata la stagione migliore, per cui non è per niente tragico come vogliono far sembrare molti ignoranti. Certo l’unica cosa che non capisco è come mai tutti i cestisti reggini che intraprendono in maniera importante la strada del professionismo debbano dover emigrare in altre realtà per poter giocare. Gianni e gli amici di reggioacanestro.it stanno facendo un’indagine sui settori giovanili, ma siamo certi che il problema sia solo il settore giovanile? Dove vanno a finire i giocatori migliori? In c2? In c1? Forse capirete perché molti come me, come mio fratello, come Kenny, come Giovanni, sono costretti a dover emigrare in altre squadre per poter essere considerati giocatori veri.

Domenica, importante sfida per la Viola a Capo D’Orlando. Hai giurato più volte amore ai colori nero-arancio, ti vedremo presto di nuovo in città?
Il mio attaccamento ai colori nero arancio è il frutto di tanti anni a vedere le cassette delle partite di mio padre alla tv, vedere prima il Botteghelle e poi il PalaCalafiore così pieni di reggini e non solo che urlavano dal primo all’ultimo secondo, di un entusiasmo unico intorno alla squadra, è quello che mi ha fatto innamorare così tanto di quella canotta, che molte volte mi sono ripromesso di voler portare dove merita veramente e che spero presto di poter indossare. Io, per come sono fatto, vedo la Viola come un simbolo della città di Reggio, io amo la mia città e spesso qui al nord sono attivo propagandista per la promozione del nostro territorio, penso che un po’ di persone quest’estate verranno in vacanza giù da noi! Comunque scenderò a Reggio nei prossimi giorni, ma purtroppo non avrò la possibilità di vedere una partita della Viola a cui faccio il più grande in bocca al lupo per il big match contro i paladini.

 

Intervista di Giovanni Mafrici per Reggioacanestro.com

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