MATTEO LAGANA:”DOPO IL CANESTRO SBAGLIATO MI HA FERMATO ANCHE UN BAMBINO, SONO EMOZIONI INDESCRIVIBILI”
Il playmaker reggino, cresciuto in casa Lumaka, in forza alla Juve Caserta, si racconta tra presente, passato e futuro. Dagli infortuni all’intesa con i compagni, fino al sogno di tornare a casa.
Cosa è successo? Momento magico per la Juve Caserta. Siamo in B1 e nel roster bianco-nero, unica formazione al Sud a vincere uno scudetto gioca un reggino, Matteo Laganà. Momento di forma pazzesco, triple su triple ed anche Roma ha rischiato di perdere al Palapiccolo. Un errore, forse il più grande della sua giovane ma già importante carriera risulta determinante ma, il pubblico di Caserta lo acclama.
Matteo Laganà ai microfoni del network bianconero, playmaker reggino in forza alla Juve Caserta, si racconta in un’intervista a cuore aperto. “Sono arrivato a Caserta con una semplice chiamata del mio procuratore”, spiega Laganà. “Ho accettato subito la proposta, conoscevo già la città e mi trovo benissimo sia dentro che fuori dal campo. I compagni sono super, la gente altrettanto”.
Un’esperienza iniziata con qualche difficoltà: “Sei sconfitte consecutive pesano sul morale, ma sapevamo di essere più forti. Ci siamo stabilizzati mentalmente e i risultati sono arrivati”. Merito anche del coach, con cui Laganà si trova “benissimo”: “È un allenatore bravo, che ti dà tanta fiducia. Questo mi aiuta molto, soprattutto nel mio ruolo di playmaker”.
Laganà spiega poi il significato del nome “Lumaka”, la società di basket fondata dai suoi genitori a Reggio Calabria: “Sta per Luce, Luca (mio padre), Ma(rco) e K(atia), mia madre. Fanno un ottimo lavoro con il settore giovanile e le prime categorie delle giovanili. Quando smetterò di giocare, mi piacerebbe continuare quello che hanno creato i miei genitori”.
Un pensiero va anche al nonno Gaetano, a cui ha dedicato il nome del suo cane, Tano: “Mi manca tantissimo, l’amore di un cane è indescrivibile”.
Infine, un ricordo emozionante legato all’affetto dei tifosi del basket: “Dopo una sconfitta, un bambino mi ha fermato e mi ha detto che ero fortissimo. Aveva le lacrime agli occhi. È qualcosa di bellissimo, l’affetto del pubblico è uno dei motivi per cui giochiamo a basket”.