NEL RICORDO DI MICIO BLASI
Sono le 6:47 di una domenica mattina di agosto, e Andrea Blasi, sta guidando il suo furgone lungo via Dante. La città si sta svegliando. Nel bagagliaio, non ci sono scarpe da basket da lanciare sul campo, ma pacchi da consegnare. La sua nuova vita.
Le mani che una volta palleggiavano nella Serie A, che passavano palloni a Ginobili, che gestivano i tempi di una partita importante, ora stringono il volante di un Ford . Non c’è differenza, nella sua testa. Anche questo è un gioco da ragionare, da leggere, da organizzare.
Coach Gebbia, il suo coach a Reggio, lo ricordava così: “Micio non ti segnava 30 punti, ma ti vinceva la partita. Capiva tutto, anticipava tutto”. In quella squadra esplosiva del 1999-2000, con Oliver e Ginobili a fare fuochi d’artificio, lui era l’acqua che spegneva gli incendi avversari, la benzina che alimentava il motore.
Sono le 6:49. L’incrocio tra via Dante e viale Carducci è deserto. Micio procede diritto, il semaforo è verde per lui. Dalla sua parte c’è l’ordine, le regole, la geometria del basket che tanto amava. Dall’altra, arriva una sierra che non rispetta le regole, che passa col rosso. Come un avversario che rompe lo schema, che non rispetta la partita. L’impatto è violento. Il furgone viene sbalzato via, contro l’impianto semaforico. Lo stesso impianto che doveva proteggerlo, che doveva garantire l’ordine delle cose.
Sabato, appena 24 ore prima, Micio aveva giocato la sua ultima partita. Con la maglia del Pontevecchio, in Serie C2. Aveva vinto. Anche lì, da veterano di 37 anni, insegnava ai più giovani come si legge una difesa, come si gestisce un attacco.
Oggi, a 18 anni di distanza, il campo è vuoto.Un altro posto dove applicare la sua intelligenza, il suo senso dell’ordine, la sua capacità di rendere migliori le cose e le persone che lo circondavano.
Forse il suo assist più bello non l’ha dato su un parquet, ma nella vita.
Andrea “Micio” Blasi
*18 agosto 1965 – 18 agosto 2002*
Un uomo che del basket non aveva solo il talento, ma l’anima.


