OGGI ALLE 23 C’E’ VIOLA CONTRO TUTTI

di Giovanni Mafrici – Prima visione in Tv per il docu-film sulla storia della Viola

Il Mito Viola Reggio Calabria diventa un film per la tv ed oggi, finalmente, verrà trasmesso sul piccolo schermo.

Rai Cinema ha deciso di produrre un documentario sulla storia di una semplice squadra di pallacanestro che, grazie alla forza del suo Presidente, il Giudice Peppino Viola, è diventata punto di riferimento per un’intera popolazione.

C’era tanta curiosità per vedere e scoprire l’opera di Enrico Ventrice, ispirata al libro del Presidente della Viola di oggi, Giusva Branca, “Che anni quegli anni”.

La prima assoluta del lungometraggio, però, non è avvenuta in terra calabra ma in Lombardia all’interno del FilmFest che ha visto premiato il lavoro colorato di nero-arancio.

In sala, accanto ad una rappresentanza delle famiglie Scambia e Monastero (Presidente e Dirigente della grande Viola ndr), c’era il Capitano storico dei reggini, Sandro Santoro (oggi gm a Brescia) ed uno dei coach con un bel passato in nero-arancio: Pippo Faina.

I significati del riscatto sociale della popolazione reggina, partendo dalla palla a spicchi, iniziando dalla voce del Giudice Peppino Viola, hanno lasciato tutti gli spettatori a bocca aperta. Il concetto di squadra, da comunicare alla Viola di oggi, è passato dalle parole di Dean Garrett, americano di altra cultura rispetto all’Italia che ha trovato a Reggio una vera e propria seconda casa.

Da guardare e riguardare sono stati gli aneddoti ed i racconti dei vari Bianchi, Rossi, Ginobili, Campanaro, Hughes e non solo. L’opera di cristallizzazione della storia è compiuta: alla Viola di oggi tocca portare questo pesante testimone, diventato un film per la Tv come il “Grande Torino” di Valentino Mazzola.

Ne abbiamo parlato con il regista, contattandolo negli States dove si è trasferito per continuare la sua carriera.

Enrico Ventrice, nativo di Soverato(Cz), trova il tempo per raccontarci l’evolversi di un lavoro così prezioso.

L’attimo, il frame, l’emozione più bella relativa al tuo operato di “Viola contro Tutti” ?

“E’ stato un percorso emozionante, in cui ho avuto modo di confrontarmi con tante persone che ancora, a distanza di tanti anni, tengono vivo il ricordo di anni meravigliosi, di momenti di grande sport, di rapporti umani consolidati che durano da una vita.
Se devo scegliere un momento in particolare credo che la spinta decisiva ad intraprendere questo lavoro sia arrivata durante uno degli incontri preliminari con Giusva Branca, l’autore del libro a cui mi sono ispirato per scrivere il documentario, diventato presidente della Viola proprio durante la lavorazione del film.

Ero con Giusva in un celebre bar reggino quando ad un certo punto è arrivato il Giudice Viola che, senza sapere cosa stessimo facendo in quel bar, è venuto a sedersi proprio vicino a noi nella saletta sul soppalco. Io non lo conoscevo, non lo avevo mai visto, mi sono reso conto di chi fosse solo quando ho visto lo sguardo di Giusva illuminarsi. Dopodiché si è alzato ed è andato a salutarlo, me lo ha presentato e ci siamo guardati, un po’ confusi ed un po’ divertiti per la strana coincidenza.
Jung parlava di eventi sincronici, io credo che in qualche modo siamo tutti connessi ed alcune delle cose che facciamo dipendono da noi e dalla nostra volontà di farle. Sono convinto che quell’incontro fortuito abbia a che fare con la nostra voglia di raccontare questa storia”.

Il basket probabilmente ha uno spazio marginale rispetto alla voglia di riscossa ed alla funzione sociale legata ad una popolazione. E’ d’accordo ?

Mi sono appassionato alla storia della Viola pur non essendo un reggino né un tifoso di basket. Avevo intuito che dietro l’impresa sportiva vera e propria ci fosse qualcosa di più profondo, qualcosa che meritava di essere raccontato. E la mia sorpresa più grande è stata quando ho cominciato a rendermi conto che quel “qualcosa” in realtà era molto di più di quanto avessi immaginato, che le vicende sportive erano solo la punta dell’iceberg. Una bellissima storia di riscatto sociale che coinvolge tutta la comunità reggina e non solo, visto che, a un certo punto, la Viola è diventata il simbolo di un’intera regione, e di quella regione si è fatta ambasciatrice.
Non è il primo documentario di sport che faccio e mi è sempre piaciuto andare oltre la semplice cronaca degli avvenimenti sportivi, per capire cosa c’è dietro, per analizzare i rapporti umani che si creano soprattutto intorno agli sport di squadra, le dinamiche del gruppo ed il rapporto con i tifosi.
Nello sport tutto viene fuori spontaneamente, si tratta di emozioni vere, non filtrate, quindi è molto utile quando si vogliono effettuare indagini sociologiche e psicologiche profonde.

L’opera di storicizzazione è compiuta, ai dirigenti della Viola di oggi toccherà prendere esempio da quei trascorsi eroici e gloriosi per tenere sempre alto il blasone nero-arancio che, oggi più che mai, tra difficoltà sociali, economiche e gestionali dovrà servire da stimolo per le nuove generazioni.

Una piccola curiosità: esiste una versione più lunga del documentario che potrebbe essere distribuita in futuro in “Home Video”.

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