Varie

PHIL JACKSON A ROMA: “CINEMA E PALLACANESTRO UNA COSA SOLA”

Il mito NBA intercettato da Nino Romeo al Festival del Cinema di Roma: ecco lo speciale.

 

ROMA – Cinema, musica e pallacanestro sono da sempre sinonimo di spettacolo e tra loro molto legati; quante volte guardando una gara in tv o dal vivo ci si trova a commentare tutto ciò che succede dentro e fuori dal parquet riassumendolo con un: “Incredibile… sembra un film”.

Cinema e pallacanestro binomio inscindibile? Il direttore artistico Antonio Monda e lo staff del Festival Internazionale del Cinema di Roma hanno pensato di provare a capire il perché di questo legame, come possa un film o una semplice scena essere fortemente legata a ciò che poi accade su un parquet di pallacanestro, sia esso europeo o americano.

Per approfondire questo tema molto interessante, hanno pensato bene (anzi… molto bene) di invitare a Roma uno che di gare “da film” ne ha vissute (e vinte) un bel po’… e quando nella capitale sbarca Phil Jackson è un appuntamento al quale chiunque ami la pallacanestro, e non solo, non può assolutamente mancare.

Alle ore 15 in punto di sabato 28 Ottobre, nella sala Borgna dell’Auditorium Parco della Musica, spunta la sagoma del maestro Zen, proprio lui, accompagnato da Olga Fernando, interprete d’eccezione dell’undici volte campione NBA da coach dei Bulls e dei Lakers.

Pronti, via… si parte con la proiezione di alcune scene di film, della durata di 2 minuti circa ciascuna, scelte per l’occasione proprio da coach Jackson. Dopo ogni proiezione parte un mini dibattito durante il quale Phil spiega alla platea dell’Auditorium il perché della scelta e come quello spezzone di film gli ricordi istanti molto precisi della sua carriera di allenatore.

Si parte con il naso tagliato di Jack Nicholson in Chinatown e la sfida tra Jake LaMotta e Sugar Ray Robinson in Toro Scatenato (“Raging Bull”), in cui La Motta (scomparso qualche mese fa all’età di 96 anni) è interpretato da Robert De Niro. Coach Jackson sottolinea il concetto del “coraggio” e di quanto sia importante negli sport di squadra avere coraggio citando esempi importanti quali Jordan e Bryant.

Si passa poi a Colpo Vincente (“Hoosiers”), film del 1986 nel quale Gene Hackman interpreta Norman Dale , coach di una squadra dell’Indiana che arriva a vincere il campionato. Ispirato alla vera storia della Milan High School che nel 1954 vince il campionato IHSAA (Indiana High School Athletic Association), “Hoosiers”, sottolinea coach Jackson, è chiamato così perché Hoosiers è il soprannome degli abitanti dello stato dell’Indiana. La scena è quella di coach Dale, che nello spogliatoio prima di una gara importante come quella che li porterà a vincere il campionato, dice poche parole. Questa è una tecnica che ho utilizzato molto nella mia carriera – ricorda Phil – è la mindfulness , una tecnica psicologica di meditazione, con cui ho cercato di trasmettere quanto fosse importante la consapevolezza di se stessi. Ricordo che in una serie di playoffs eravamo sul 3-1 ed uno dei miei assistenti prima di gara 5 disse: “Basta pensare agli altri… basta schemi… sediamoci e riflettiamo”. Ecco, questo è l’insegnamento che trasmette quella scena di Hoosiers, avere la mente libera. Sappiamo che c’è una grossa differenza nel modo in cui un singolo è in grado di essere riflessivo. Pensate all’ iPhone… che da 10 anni ormai interrompe le nostre vite. E’, invece, importante insegnare a divorziare dalle interruzioni ed ascoltare la propria voce.

E’ il turno di Le ali della libertà (“The Shawshank Redemption”). Coach Jackson ha scelto il personaggio di Brooks Hatlen, che rappresenta una delle figure più drammatiche del film. È l’anziano detenuto-bibliotecario di Shawshank, che ormai istituzionalizzato (abituato all’ambiente impostogli che lo circonda), viene scarcerato. Mentre all’interno della prigione era un uomo importante, nonché uno dei più istruiti, fuori non gli rimaneva niente, era visto soltanto come un avanzo di galera ormai inutile, vecchio e stanco. Non sopportando più tutto quanto ritrovato all’uscita dal carcere, decide di suicidarsi impiccandosi nel suo alloggio, procuratogli dal comitato per la libertà condizionata.

Questa scena, sottolinea Phil, è molto cruda ma emblematica del periodo in cui ero a Chicago. Ricorrevo alla tecnica di montaggio video, inizialmente musicali poi cinematografici. Potevo usare scene di film di James Bond, quindi spericolate, per sottolineare il tipo di azione che desideravo dai miei giocatori oppure quelle che non desideravo. Usavo anche scene del Mago di Oz, in cui erano riassunti i principi fondamentali di ciò che volevo: “coraggio, cuore e cervello” per affrontare giocatori particolarmente imponenti dal punto di vista fisico. A Chicago avevamo bisogno di questo tipo di impostazione per avere maggiore efficienza di gioco. Questa mia passione per il montaggio video è iniziata nel 1991 e mi scuso con Hollywood se ho utilizzato senza permesso alcuni spezzoni dei film. La scena del film “The Shawshank Redemption”, in cui l’anziano detenuto-bibliotecario si impicca, l’ho usata dopo 3 stagioni in cui non giocavamo bene e Jordan aveva nel frattempo lasciato la pallacanestro per giocare a baseball: avevamo bisogno di una “Redemption”.

La penultima scena è tratta da Colpo secco (Slap Shot), film del 1977 interpretato da Paul Newman e tratto da un libro scritto da Nancy Dowd , basato in parte sull’esperienza del fratello Ned Dowd, giocatore nelle serie minori dell’hockey su ghiaccio negli Stati Uniti degli anni settanta, periodo in cui la violenza, particolarmente nelle serie inferiori, era la caratteristica attrattiva del gioco.

Slap Shot – dice Jackson – è un film culturale, la scena l’ho utilizzata quando nel 1991 avevamo sconfitto i bad boys dei Detroit Pistons di Rodman e nel 1994 quando dovevamo affrontare i New York Knicks di Oakley, Mason e Ewing, giocatori molto fisici. E’ un film che rappresenta quello che io facevo prima di arrivare ad allenare in NBA. Ho iniziato a fare il coach nella CBA – Jackson ama definirla The Cockroach Basketball League (la lega delle blatte) – viaggiavamo su un pulmino e percorrevamo fino a 450 miglia (720 km circa), distanza entro la quale incontravamo 7 squadre. Nel film Slap Shot si vedono i protagonisti della squadra di hockey giocare a carte e Paul Newman insiste sul concetto del tornare all’”hockey di una volta”. Quello era lo stile del gioco dei Bulls, passaggi, gioco pulito, i Knicks invece erano fisici, afferravano il culo ( “grab ass”) dei giocatori. Nel film c’era un personaggio denominato “Dr. Hook” che con la mazza da hockey agganciava nasi ed orecchie degli avversari, noi stavamo per affrontare i Knicks, non avevamo più Michael Jordan, ed utilizzai quella scena del film, nella quale venivano introdotti gli avversari uno ad uno, sovrapponendo le facce dei giocatori dei Knicks… ricordo ancora Jo Jo English contro Derek Harper, forse si sarà ispirato a “Dr. Hook”.

Last but not leastPulp Fiction di Quentin Tarantino. Pulp Fiction mi piace per l’uso che fa del tempo, dice Jackson. Era l’ultima stagione come coach dei Bulls, 1997-1998, soprannominata “The last dance season”, dopo la quale lasciarono sia Jordan che Pippen ed i Bulls, da allora, non furono mai più come prima. Giocavamo la finale NBA contro gli Utah Jazz e Tex Winter, durante la serie, per tenere sempre molto alta l’attenzione, utilizzava spesso la frase della scena che avete visto in cui Mr. Winston Wolf diceva… “non è ancora il momento di cominciare a farci i pompini a vicenda”. Dopo il titolo vinto contro Utah, Michael Jordan organizzò una cena per festeggiare l’anello e chiese a Tex Winter… “ora possiamo iniziare a farci i pompini” ?

Si conclude così, con l’imbarazzo della traduttrice Olga Fernando, tra gli applausi ed una standing ovation del pubblico dell’Auditorium l’incontro con il maestro Zen, che non si tira indietro, poco dopo, quando centinaia di fans (presente anche Donato Avenia) attendono di immortalare il ricordo della splendida giornata in una foto o con un autografo.

Grazie maestro Phil.

Nino Romeo per Reggioacanestro.com

Show Buttons
Hide Buttons