RACCONTI DI VIOLA:ALBERTO DI MAURO

Roberto Quartarone per Basket Catanese firma un’intervista bellissima ad un talento esploso in riva allo stretto ai tempi della grande Viola

Racconti di Viola

Estate 1997: il Cus Catania è in piena crescita, complici gli investimenti dell’agenzia Ina Assitalia di Eduardo Capizzi e il progetto tecnico cresciuto a dismisura in meno di un decennio. Va a vuoto l’acquisto del titolo di B2 di Caltanissetta e la società rimane dunque in Serie C1, ma coach Gaetano Russo conta su una squadra che potrebbe tranquillamente militare nella serie superiore. Le ciliegine sulla torta sono due catanesi cresciuti alla ViolaReggio Calabria: Mario Porto e Alberto Di Mauro. Centro dal curriculum lunghissimo il primo, ala 23enne reduce da un biennio da comprimario in Serie A il secondo.

«Quell’estate si aprì una possibilità per andare in B – ricorda Di Mauro, classe ’74 – ma preferii tornare da coach Gaetano Russo, che è stato il mio primo allenatore. È lui che mi ha consigliato in diversi momenti della mia carriera e mi ha lasciato tantissimo. Capizzi stava investendo e voleva portare la squadra in alto. Era un buon gruppo, tra gli altri c’era Marchesano, che è stato mio testimone di nozze. Iniziai con un infortunio, per me partì male, mi ripresi bene e comunque ai play-off mancammo la promozione. Quella stagione però mi portò ad avere molte richieste».

Il Cus Catania nel 1994-’95

Di Mauro assomma 29 presenze, 474 punti e 16,3 punti di media: è tra le sue migliori stagioni in carriera, con una media punti però inferiore a quella del 1994-’95, sempre con il Cus in C1 (22,7, con 386 punti in 17 gare).

«Vivevo al Cibali, vicino a stadio e palazzetto – prosegue Di Mauro, oggi insegnante di discipline olistiche e istruttore fitness – e quindi fu naturale iniziare a 10 anni con il calcio. Mi allenavo nella scuola calcio di Salvo Bianchetti, un anno dopo andai agli esordienti del Calcio Catania, allenati dal fratello Pino. Intanto mio fratello Alfio mi chiese di provare con la pallacanestro. Ero portato per tutti gli sport e, anche se ogni tanto mi confondevo, iniziai a giocare due campionati insieme! Ho bellissimi ricordi di Gaetano Russo, che mi veniva a prendere su una Renault Super5 ascoltando Zucchero e Dire Straits. Iniziai presto a giocare in Promozione, ricordo che c’erano varie società satelliti al Gad Etna – la Libertas Winner e la Pallacanestro Catania – con cui giocai fino ai 14 anni».

Il Gad Etna ragazzi allenato da coach Gaetano Russo nel 1986-’87 (archivio Alberto Di Mauro)

Di Mauro è reattivo e veloce, in più cresce in fretta (arriverà a 198 centimetri): molla il calcio e si dedica solo al basket. La sua fortuna inizia con le finali interzonali allievi del giugno 1988: «Eravamo una bella realtà, capace di battere in semifinale Palermo per 94-93, dopo aver chiuso la partita in 5vs2 perché tutti erano usciti per cinque falli… In finale affrontammo la Standa Reggio Calabria che ci asfaltò di 50 punti!» Finì 132-67, ma quel quadrangolare servì a farlo notare. «L’anno dopo mi convocarono a Morbegno per la selezione Centro-Sud e durante un camp ad Acireale ho conosciuto Gaetano Gebbia. Mi chiese se volessi venire alla Viola… Entrare in un settore giovanile di una squadra di Serie A a 14 anni fu un grande cambiamento: lasciare città, scuola, lasciare famiglia… ma è stata un’esperienza che mi ha formato».

Alberto Di Mauro in azione durante la finale per l’A2 tra Cefalù e Montegranaro (archivio Alberto Di Mauro)

Ed ecco che per Di Mauro si apre un nuovo mondo. «Devo ringraziare Gebbia, mio allenatore in Calabria – prosegue l’ala –. Per cinque anni sono stato tra cadetti e juniores, togliendoci le soddisfazioni di battere la Knorr Bologna che vinse lo scudetto cadetti. Con la Don Bosco mi permisero anche di esordire in C1. A 20 anni sarei potuto andare a Cosenza in B2, ma decisi di tornare a casa per un anno. Fu una bella stagione in C1, al Cus Catania».

Nell’estate 1995, ecco un’altra opportunità irripetibile. «Coach Tonino Zorzi volle vedermi insieme a degli altri ragazzi per fare il 12º in Serie A: mi scelse. Era un periodo difficile, perché la Viola non aveva lo sponsor. Riuscii a giocare solo qualche partita. Coach Gebbia mi confermò l’anno successivo, ero il 10º ma avevo davanti Brian Oliver che giocava 40’. Ricordo solo qualche apparizione e una presenza in quintetto. È stata una fortuna vedere la Serie A da vicino, ma ho non totalizzato molti minuti. Ho bei ricordi di Avenia, Bullara, Santoro e Li Vecchi. Devo però ammettere che giocare poco mi tolse la costanza e mi scoraggiò».

Leggi l’intervista integrale su

Alberto Di Mauro, il catanese di Serie A La storia del cestista che sfondò a Reggio e Cefalù

Show Buttons
Hide Buttons