Reggio ha i suoi canestri, ecco lo speciale

 

 

Quello che la stragrande maggioranza delle comuni persone noterà da domenica 8 Gennaio 2012 saranno due banali “pali” conficcati nel terreno come se ne potrebbero vedere ovunque in città (parlando di “pali” ovviamente); per un tecnico esperto con scheda di montaggio in mano, invece,apparariranno come due fredde strutture monotubolari in acciaio zincato a caldo del diametro di 15×15 con tabelloni in resina melaninica, mentre per i numerosi praticanti dell’attività sportiva di pallacanestro risulteranno due semplici, ovvi, canestri.

C’è però un ristretto numero di persone, molto esiguo, piccolo piccolo, quasi ridotto all’unità, per i quali questi “pali” o strutture monotubolari o normali canestri rappresentano verosimilmente un intero universo all’interno del quale hanno coltivato e maturato le migliori amicizie e di cui conservano i ricordi più preziosi.

Questa mia non vuol essere una pagina da Libro Cuore ma il sincero sentimento che avverto nei confronti di un ambiente, quello del playground di Santa Caterina tenuto in piedi per quasi 50 anni dalla famiglia Sant’Ambrogio, che ha visto crescere me ed altri miei “fratelli”, che ci ha fatto vivere esperienze indimenticabili, del quale non mi stancherò mai e per la cui tutela ho fatto e farei qualsiasi cosa. Il perchè di questo accanimento, di questa fede incondizionata, cocciuta e caparbia insistenza? Semplicemente perchè, credetemi: NE VALE LA PENA; perchè nei tempi che cambiano velocamente, dove la tecnologia è in continua evoluzione, internet sul cellulare, le “distrazioni” e gli svaghi sono ovunque, dove tutto intorno a noi muta freneticamente, nella precarietà di lavori usuranti dal preoccupante futuro incerto, quel microcosmo fatto di risate, ginocchia “sbucciate”, allegria, gioviale spensieratezza, quel breve disincatato stacco dalla quotidiana realtà invece rimane felicemente immutato. Si signori miei: NE VALE LA PENA.

Ci sono voluti circa 10 anni dall’ultima volta che un pallone ha palleggiato sul quel terreno, la trafila burocratica è stata davvero logora ed interminabile, le promesse dei vari politici del settore avvicendatisi nel corso di questi anni sono state tantissime ma rimaste sempre, tristemente tali, di un’amara e disarmante inconcludenza; l’aiuto pratico di quei numerosissimi “amanti del basket” autoreferenziatisi tali che anno dopo anno mi dicevano “ora me la vedo io, tranquillo, NON C’E’ PROBLEMA, conosco tizio, parlo con caio (non Demo ndr)” è risultato pari al nome di una tipica gelateria cittadina ovvero SOTTOZERO; sono stato ad ascoltare per 3650 giorni parole, parole, nient’altro che vuote parole.

Sono passati 10 anni per riuscire a mettere due pali nel terreno (la NASA – agenzia spaziale americana – ha mandato l’uomo sulla Luna impiegando solo 3 anni) ma alla fine ce l’ho fatta: sono lì, donati privatamente alla scuola elementare di Santa Caterina dall’associazione Reggioacanestro.it della quale mi onoro farne parte, sotto gli occhi di tutti, tangibili; quella che sembrava una montagna troppo alta è stata scalata (ribadisco: sto parlando di una coppia di canestri e non della scoperta della cura per il cancro ndr) anche per un solo giorno il mio mondo ha ripreso a vivere, quel mondo fatto di sfide all’ultimo canestro, “chi perde esce”, dalle 3 del pomeriggio fino all’imbrunire, con in palio un Lemonissimo o un Solèro, in compagnia degli amici di sempre come Francesco Garzo, Antonio Cugliandro, Nino Ripepi, Roberto e Sandro Zumbo, un giovanissimo Gianni Rugolo, Andrea Mauro, Daniele Saccà, Alberto Gangeri,l’immancabile Paolo Gatto, Santo,Ciccio ed Enrico Catalano e molti, tantissimi altri (menzionarli tutti è praticamente impossibile), un mondo adesso a disposizione di chiunque, come lo è sempre stato. 

Mi corre l’obbligo di ringraziare quelle poche persone che mi sono state vicine e che mi hanno permesso il ripristino del “campetto” storico della città di Reggio Calabria: la straordinaria disponibilità dimostratami dal neo-assessore allo Sport del comune Walter Curatola e dal suo staff nonchè la grande sensibilità della Dirigente Scolastica della Scuola Elementare “Italo Falcomatà” Dr.ssa Serafina Corrado, due persone di “larghe vedute” che non hanno avuto il benchè minimo bisogno che approfondissi loro l’importante significato sociale di questa donazione; la ditta Gironda per l’istallazione delle bussole di alloggio dei canestri nel terreno; l’ing. Domenico Laganà della ditta 4U Engineering di Torino per l’aiuto economico; mio fratello Mario Vetere e gli altri miei “fratelli” Domenico Nunzio Catalano, Giovanni Mafrici, Demo Cajumi, Silvio BagnatoMassimo Lazzara per per il supporto fisico e l’istallazione durante una giornata memorabile dai risvolti comici; Luigi “Gino” Agostini per la “squadratura” del campo e la mia “amica” ritrovata col suo rincuorante messaggio “ci sei riuscito”.

 

Carlo Vetere
reggioacanestro.com

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