Ricordi di Coach Gebbia:Il Sistema Viola e la ‘παιδεία’ nerorancio di Cristina Meduri
Per l’ultima gara del Girone di Qualificazione agli Europei 2025, la Nazionale Italiana di basket è ritornata a Reggio Calabria, una città che, nonostante l’assenza della Serie A, continua a vivere e respirare basket. BasketVISION, magazine fruibile su Telegram, ha celebrato questo momento con una puntata speciale, un viaggio tra storia, personaggi, spirito e cultura di una terra che ha fatto dello sport una delle sue colonne portanti.
La puntata, realizzata con il contributo di firme prestigiose del giornalismo sportivo, si avvale degli interventi di Giorgio Bonaga, Walter Fuochi, Dario Ronzulli, Giusva Branca, Cristina Meduri, Alessandro Pisapia (4BS), Enrico Petrucci, Alessandro De Mori (MDB-MI) e Massimo Bianchi, coordinati dal nostro Chief Editor Enrico Campana. Un team d’eccezione per raccontare una storia unica, fatta di passione, tradizione e un legame indissolubile con il basket.
Il contributo della Professoressa Cristina Meduri
Addestrare, allevare, educare: non sono sinonimi. Il tema è di grande attualità, trasversale, complesso e estremamente delicato, soprattutto nella società postmoderna, nella quale termini bancari migrano e invadono il lessico pedagogico.
La formazione degli adolescenti rappresenta, oggi più che mai, una priorità non solo per chi si interessa di istruzione ma, più in generale, per l’intera società civile. Formare “teste ben fatte” significa educare: nella sua complessità, nelle sue forme complementari che sono soma e psiche. Lo sport forma ed educa se non si scelgono come obiettivi principali la vittoria e il risultato a breve termine, puntando invece sul processo di crescita globale del ragazzo e ponendo sullo stesso piano lo sviluppo motorio, tecnico e cognitivo in un contesto di benessere emotivo (che non significa appiattimento delle difficoltà, ma prossemica, ascolto e dialogo).
Nella missione delle istituzioni sportive, la responsabilità sociale diviene dunque il primo seme da coltivare.
Ed è proprio un’operazione socio-culturale che la Scuola di basket Viola mette in atto da oltre un ventennio, educando generazioni di giovani e producendo loro un imprinting capace di durare tutta la vita.
Sin dalle origini del movimento cestistico in città, la Viola Reggio Calabria cerca di operare, sforzandosi di porre al centro il benessere e la crescita dei giovani, spesso sottraendoli a realtà sociali degradate o pericolose. Già allora, dirigenti, tecnici e accompagnatori si spendono in prima persona per garantire che il movimento sportivo accompagni i ragazzi nel loro processo di crescita, travalicando gli obiettivi squisitamente agonistici. Tali pionieristici principi pedagogici prendono forma strutturandosi negli anni Ottanta con la presidenza Viola-Scambia, trasformandosi in quello che verrà definito, anche in contesti nazionali, il ‘Sistema Viola’.
Il compianto Gaetano Gebbia, a quel tempo responsabile tecnico del settore giovanile, parla di un modello di ‘competenza tecnica, struttura societaria, attenzione organizzativa, tutela dei rapporti interpersonali e rispetto dei ruoli’. L’intero movimento cestistico giovanile, dal minibasket alle squadre Juniores, venne rinnovato e potenziato.
Gli imperativi ‘apprendere, approfondire e sperimentare’ per gli atleti sono i mezzi per imparare e per gli istruttori sono i principi per insegnare. La programmazione è curata in ogni dettaglio, applicata in base a dati auxologici e psicologici. Le lezioni e gli allenamenti, con oltre quattrocento tra bambini e adolescenti tesserati, si svolgono in un clima di estrema attenzione e, per i più grandi, anche di grande rigore.
La Scuola di basket Viola, con i suoi ingranaggi perfetti, va in controtendenza rispetto a una città che invece vive anni bui dal punto di vista sociale e politico.
Nasce il Pianeta Viola, un centro sportivo di eccellenza immaginato e destinato esclusivamente all’attività giovanile, scuola di vita e palestra di legalità. Istruttori, dirigenti e accompagnatori creano un team meticoloso e attento alle esigenze dei giovani, soprattutto dei fuorisede residenti in foresteria.
I frutti del lavoro certosino di Coach Gebbia e della sua “batteria” non tardano ad arrivare. Il 1995 infatti è un’annata storica: la squadra cadetti porta il Tricolore sulla “punta dello stivale” vincendo un’incredibile finale contro i “giganti” della Benetton Treviso.
Il settore giovanile, da giovane start-up, diviene un sistema da emulare, una moderna nausata che dalla città dello Stretto diviene paradigma nazionale.
Cosa rimane oggi di quella esperienza? Sicuramente le basi da cui ripartire, gli esempi di cui fare tesoro, nati proprio a Reggio Calabria, città resiliente.
() La professoressa Maria Cristina Meduri, docente al Liceo Sportivo Volta di Reggio Calabria, è nell’organigramma della Società Italiana di Storia dello Sport e di Viola Inside.