Trentasei anni dopo, e quel canestro di Donato Avenia lo rivedo ancora
Oggi è tutto troppo semplice. C’è l’intelligenza artificiale, ci sono videogiochi di altissimo livello, dove la faccia di LeBron James è a volte più veritiera di quella reale.
Ma una volta non era così. I giochi dovevi andarteli a cercare, c’era un negozio a Reggio che vendava occhiali, ma se chiedevi, questo gioco di basket, ad esempio usciva fuori.
C’era il Commodore 64, c’era l’Amiga 500, sempre della Commodore. Erano altri tempi, altre emozioni.
E oggi, il nostro amico Bruno — compagno di posto al Pentimele, seduto subito dietro Gianni Petrucci, accanto al giocatore giapponese più forte di Reggio, il campione d’Italia Catanoso — ci gioca ancora.
Guardate queste immagini. Ha ricreato la Panasonic di Gianni Scambia. Il gioco, che oggi trovi facilmente online, si chiama TV Sports Basketball.
Grafiche? Da rivedere, certo.
Ma le emozioni? A raffica.
Vuoi mettere la soddisfazione di battere la Benetton con un canestro di Dean Garrett? 🎯
Quello che Bruno ci ricorda è che a volte il cuore del basket non sta nei poligoni o nei frame rate, ma nei pixel pieni di storia, nelle squadre che hanno segnato un’epoca, nei nomi che ancora riecheggiano nelle palestre e nei ricordi.
Questo non è solo un gioco.
È un tuffo nella memoria, un omaggio a un’era in cui il basket si giocava su schermi a 16 colori, ma i sogni erano già a milioni di pixel.
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