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UN REGGINO AL LAVORO ALLA DON BOSCO LIVORNO:PARLA WILLIAM PANDOLFI

Di Giovanni Mafrici – Speciale Clinic Gaetano Gebbia – C’è un filo  che lega le palestre di Reggio Calabria alla palestra della Don Bosco Livorno. Si chiama William Pandolfi, uno di quegli allenatori giovani che hanno già le idee chiare su cosa significhi insegnare basket e lo fa informandosi, sbattendosi e non mollando mai. Lo incontriamo tra un esercizio e l’altro al clinic dedicato a Gaetano Gebbia al Palalumaka, e subito ci colpisce quella miscela di entusiasmo e consapevolezza che solo i veri appassionati sanno mostrare.

“Essere qui oggi ha un doppio valore – ci dice mentre sistemiamo le sedie in un angolo del palazzetto – Si impara dai grandi tecnici, ma soprattutto si rende omaggio a un maestro come Gebbia che ha segnato la nostra generazione”.

 

Il ricordo del coach scomparso affiora vivido nei suoi racconti: “Nel 2016 ero poco più che un ragazzo al mio primo camp con lui era il Lumacamp. Poi l’ho ritrovato nel 2022, e niente era cambiato nel suo approccio. Ti faceva domande che ti mandavano in crisi, del tipo: ‘Perché fai fare questo esercizio in questo modo?’. All’inizio ti sentivi spaesato, poi capivi che era il suo modo per farti crescere”.

Mentre parla, gli occhi gli brillano. Si capisce che quelle domande scomode sono diventate il suo pane quotidiano a Livorno, dove allena l’Under 17 Eccellenza: “Ogni volta che preparo un esercizio, mi chiedo: ‘Come me lo avrebbe fatto spiegare Gebbia?'”.

La conversazione scivola naturalmente sulla sua attuale avventura toscana: “Con la squadra stiamo disputando un buon campionato Interzona. Oggi sfidiamo Pesaro, dove gioca il figlio di Seby Grasso- un altro reggino che sta facendo parlare di sé”.

Sorride quando gli chiediamo del rapporto con coach Di Manno, anche lui vecchia conoscenza del basket reggino: “Mi ha detto chiaramente che mi invidiava per questo clinic! Scherzi a parte, lavorare con lui è un’opportunità unica. Ha un approccio completamente diverso da quello a cui ero abituato, e questa diversità è la cosa più formativa”.

 

Nonostante la distanza, Pandolfi mantiene uno sguardo fisso sulla sua città: “R Reggio è una miniera di potenzialità, e ogni volta che torno mi carico di nuova energia”.

Mentre si prepara a rientrare in campo, gli chiediamo un bilancio di queste esperienze: “A Livorno sto imparando il mestiere, ma è qui che ho capito cosa significa davvero insegnare basket. Gebbia me lo ha dimostrato: non si tratta solo di esercizi, ma di creare connessioni con i ragazzi”.

 

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