VIOLA, E’ FINITA? CE LO AUGURIAMO DAVVERO

di Nino Romeo –  E’ finita? Crediamo proprio di sì, e, molto sinceramente, ce lo auguriamo davvero.

Sì, ci auguriamo che sia terminata la pantomima alla quale abbiamo assistito negli ultimi anni, illuminata soltanto da due splendide parentesi sportive (quelle sì davvero indimenticabili) che hanno visto protagonisti assoluti sul parquet prima gli straordinari uomini di coach Marco Calvani e poi lo splendido ed impagabile gruppo di coach Matteo Mecacci.

Il 25 Giugno 2018 e l’8 Maggio 2019 saranno date che rimarranno, ahinoi, scolpite per sempre nella memoria dei tifosi neroarancio: lo scorso anno la retrocessione in B, frutto di una penalizzazione di 34 punti per una fideiussione giudicata irregolare, quest’anno l’esclusione dal campionato di serie B per un ritardo nel pagamento della sesta rata dei NAS federali.

Un’intera città (non solo la Viola), umiliata e mortificata, che deve fare i conti, se mai ci fosse stato bisogno di  scoprirlo, con una realtà che è totalmente diversa da quella che è stata raccontata per mesi da tutti gli attori che si sono via via succeduti nella gestione della società.

Benchè non ci fossero le prove documentali (poi emerse a giochi praticamente fatti), era ormai più che evidente che più di una cosa non fosse chiara. Prima su tutte chi si sarebbe fatto carico dei 2 milioni di euro di debiti (approssimati per difetto) che Coppolino prima e Menniti dopo hanno dichiarato di non poter assolutamente coprire.

Gli eventi succedutisi nelle ultime settimane non hanno fatto altro che far emergere la dura verità: Mood Project aveva 150.000 euro di budget (terminato quasi subito), Menniti ha dichiarato di aver dovuto far fronte alla sesta rata dei NAS federali da solo tramite un suo conto personale all’estero e che, da quel momento in poi, non avrebbe più potuto coprire personalmente nessun’altra spesa.

Gli stipendi di giocatori e staff ancora da pagare? Menniti ha dichiarato a VideoTouring di avere un accordo per onorare tutto, anche se, avendo escluso in tv un’ulteriore esposizione personale, non si comprende se sarà, a questo punto, Mood Project a mettere a disposizione un budget aggiuntivo o meno.

Non serve certamente la calcolatrice per far tirare le somme anche all’ultimo dei tifosi che, giustamente, avrebbe voluto continuare a dedicarsi solo alla pallacanestro giocata, come abbiamo fatto anche noi (e non ce ne vergogniamo di certo) che, storicamente, ci siamo sempre occupati solo di basket e non di giurisprudenza ed economia aziendale.

Dunque, qual era la verità? Dai documenti emersi e resi pubblici dall’ex amministratore Aurelio Coppolino, oltre ai bilanci con debiti milionari, ve ne è uno che, in maniera un po’ inquietante, anticipa di qualche giorno la scadenza della sesta rata FIP (fissata inizialmente il 16 Aprile e poi prorogata al 26 per concedere più tempo alla Viola).

Ebbene, dal documento evidenziato da Aurelio Coppolino, che riporta la data del 10 Aprile 2019, emerge un accordo firmato tra la Viola e l’ex proprietario Muscolino con cui entrambe le parti hanno rinunciato “espressamente ed incondizionatamente a qualsiasi credito sorto a qualsiasi titolo”.

In sintesi, almeno da quello che si apprende dai pochi documenti resi pubblici, la Mood Project si sarebbe dovuta far carico di tutti i debiti in corso (circa 2 milioni), con un budget che, in realtà, non superava (e non poteva superare) i 150.000 euro.

Discutere, a questo punto, di un bonifico estero partito o accreditato in ritardo, in una condizione come quella sopra indicata, è davvero una presa in giro. Se anche la FIP avesse riammesso la Viola, per consentire a dei ragazzi meravigliosi di giocare davanti al proprio pubblico la semifinale dei playoffs contro Nardò, la verità sarebbe emersa a fine stagione.

Cosa ne sarà ora della società? Dalle parole di Menniti a Touring è evidente che, a tutt’oggi, non c’è la minima speranza che Mood Project possa accollarsi i circa 2 milioni di euro di debiti pendenti sull’attuale società.

E, se anche fosse, quale società e quale imprenditore sarebbe disposto a pagare 2 milioni di euro di debiti per partecipare ad un campionato che non sia nè di serie A nè di serie B?

Non resterà, quindi, che attendere la naturale evoluzione degli eventi con la speranza che chi di dovere si renda conto che è ora di spegnere l’interruttore, se non altro per rispetto ad un’intera città e ad una tifoseria che ha davvero pochi eguali in Italia in termini di passione ed affetto verso la squadra.

Si ripartirà? La speranza ovviamente è che una nuova società, magari con un legame stretto con quella che fu la “vera” Viola, possa mettere le basi per iniziare a fare nuovamente pallacanestro con il nome “VIOLA” scritto sul petto: la VIOLA, quella vera.

Nino Romeo per Reggioacanestro.com

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