Da Roma,il ritorno di coach Cilione

Era necessario prima che mi ambientassi e che trovassi i miei punti di riferimento.
Adesso, per la verità sin dalla precedente stagione, alleno una squadra romana di promozione. Si chiama Portuense ed è sostanzialmente la seconda squadra del Vigna Pia, compagine che milita con ottimi risultati nella C regionale.

Come sta andando questa nuova avventura?
r:La passata stagione non è stata certo semplice, avendo ereditato un gruppo abbastanza eterogeneo e poco abituato ad avere un allenatore “urlante” per il campo. Peraltro non conoscevo le squadre avversarie ed il loro modo di giocare.
Diciamo che nei due anni di inattività avevo provato a disinteressarmi completamente della pallacanestro. Con scarsi risultati, a quanto pare, visto che adesso sto cercando di recuperare tutto il tempo perduto.

Per esperienza personale, sappiamo che non è facile ambientarsi come sta andando, è difficile gestire una formazione di Promozione a Roma?
r:Insomma, l’adattamento non è stato dei più semplici. Non ero abituato neppure al fatto che i giocatori, per potere allenarsi e disputare le partite, dovessero pagare delle quote annuali piuttosto sostanziose. Proprio per questo motivo, e con l’aiuto dei giocatori stessi e di qualche amico, ho cercato di trovare degli sponsor che potessero ridurre l’esborso economico dei miei giocatori.

E all fine, la prima stagione com’è finita?
r:Alla fine, e nonostante i numerosi problemi da dovere affrontare, abbiamo disputato una stagione positiva. Molti erano alla prima esperienza in un campionato di promozione ed, all’inizio, non erano preparati ad affrontare un campionato del genere. Poi, dopo avere metabolizzato il mio modo di giocare e le insidie che il campionato presentava, siamo riusciti a mettere in piedi una squadra in grado di giocarsela con tutte le avversarie.

Nuova stagione e nuove emozioni dico bene?
r:Quest’anno è tutta un’altra musica, almeno sulla carta. Ho cambiato parecchio la squadra. Ho iniziato sin da giugno a lavorarci, così come sugli sponsor che mi hanno permesso di coprire tutte le spese della stagione.
Ho svolto, insomma, tutti  ruoli possibili. Dal responsabile marketing al dirigente accompagnatore. Adesso però, sin da agosto a dire il vero, mi sto dedicando unicamente al campo con l’obiettivo di trasformare un gruppo di buoni giocatori in una squadra in grado di ben figurare in campionato.

E un pizzico di basket calabrese non è vero?
r:Si si.Ho trasformato la squadra a chiaro marchio amaranto diciamo “Made in Reggioacanestro”. Siamo in quattro, o forse è meglio dire in cinque. Oltre me ed Alessandro Russo, che ha giocato anche la passata stagione, ho avuto la possibilità di tesserare altri due reggini: il primo l’ho inseguito per anni quando allenavo l’Audax, il secondo, invece, lo ricordavo giovanissimo tra le file del Villa San Giovanni.
Sto parlando di Alfonso De Angelis e Riccardo Pusateri. Il quinto reggino, in realtà non gioca, ma è stato fondamentale fino ad ora. Volevo una squadra che fosse in grado di reggere botta dal punto di vista fisico ed atletico, vorrei potere correre e pressare per 40 minuti e così ho cercato di curare in modo molto dettagliato la preparazione atletica. Mi sono affidato ad Adele Sergi e devo dire che i risultati sono davvero evidenti.

Che differenze ci sono con i nostri campionati,potresti fare una proporzione?
Il campionato di promozione è davvero difficile, la mia squadra potrebbe ben figurare in una C regionale calabrese. Non ci sono tantissimi giocatori tecnici, ma il livello fisico è davvero molto alto e la differenza con la serie D non è particolarmente accentuata.

Qualche nota negativa, possiamo dire “tragica” c’è non è vero?
Eh si Purtroppo  abbiamo dovuto affrontare questa triste tragedia. Marco Mancini era il capitano l’anno scorso e quest’anno sarebbe stato il mio assistente. Stavamo preparando assieme tutta la stagione. Era una persona speciale per me, perché era l’unico in grado di fornirmi gli spunti necessari per riflettere e per cercare le soluzioni migliori per migliorare il rendimento di tutti.
In una notte di luglio è stato investito da una automobile ed è praticamente morto sul colpo dopo essere stato disarcionato dalla sua moto. Non è stato per nulla facile gestire questo momento per nessuno di noi, ma abbiamo provato a reagire ed ognuno di noi ha provato a profondere uno sforzo ancora maggiore per proseguire nel cammino che avevamo tracciato tutti assieme. In suo onore abbiamo anche organizzato una amichevole ed in quell’occasione abbiamo ritirato la sua maglia da gioco che, per tutta la stagione, campeggerà sulla mia panchina.

Coach è stato un piacere, e ci vediamo prestissimo.

Sono davvero felice di averti potuto raccontare questa mia, nostra vista la quantità di reggini in squadra, avventura lontano dallo scatolone e soprattutto dal pianeta Viola. Anzi vorrei approfittare per fare il mio più grosso in bocca al lupo a due miei cari amici: Domenico Bolignano e Pasquale Iracà.
Con il primo ho condiviso tantissimi momenti all’interno del mondo giovanile della Viola, con il secondo ho un rapporto speciale, cementatosi nonostante la distanza e sono davvero contento che la nuova società abbia scelto lui per rifondare il settore giovanile.

Intervista di Giovanni Mafrici per Reggioacanestro.it

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