COME AI TEMPI DI GINOBILI, LA VIRTUS E’ CAMPIONE D’ITALIA
Straordinario l’impatto di Pajola da Ancona. Teodosic è l’Mvp. L’Armani Milano dell’ex Messina vola al tappeto.
Basket City è tornata o forse non è mai andata via.
A vent’anni esatti dall’ultimo scudetto – il numero 15 portato a casa insieme a Coppa Italia e Eurolega con Messina in panchina a guidare gente come Ginobili(ingaggiato poco prima dalla Viola Reggio Calabria), Rigaudeau, Jaric e Griffith giusto per citarne alcuni – la Virtus torna sul tetto d’Italia.
L’Avvocato Porelli, da lassù starà ricevendo i complimenti del Giudice Viola all’interno di un abbraccio cestistico che ha segnato la storia del basket italiano.
La Vu Nera cancella l’Olimpia e dipinge il finale perfetto di un play-off perfetto chiuso con zero sconfitte e tre ‘cappotti’ consecutivi con il 3-0 rifilato a Trento e Brindisi prima e un 4-0 tondo tondo alla favorita Milano, poi. Annichilita al Forum e in terra emiliana senza troppi complimenti. Nell’ultimo atto della sfida che ha regalato alla Bologna bianconera il 16/o tricolore della sua storia, la squadra di Djordjevic fissa il punteggio sul tabellone sul 73 a 62, trascinata da Pajola, il miglior under 22 del campionato e dalle giocate di pura classe di Teodosic, Belinelli e Weems a intessere assoli preziosi su uno spartito corale che ha visto ogni giocatore felsineo – dal capitano Ricci a Alibegovic e Abass all’intero drappello americano – portare, di partita in partita, il proprio mattoncino. Stringendo i bulloni di una difesa impenetrabile, così da liberare, in avanti, tutto l’estro di campioni come Teodosic, Markovic e Belinelli, ancora una volta sugli scudi. Decisa a sfruttare il primo dei quattro match-point a disposizione -chiudendo subito la ‘pratica-scudetto’ senza lasciare il benchè minimo spazio a una rimonta milanese – Bologna è costretta a incassare, in avvio, la ‘rabbia’ degli uomini di Messina che, con Datome (10 punti alla fine) e Shields (16 punti) – con il contributo di Cinciarini e Punter – chiudono il primo quarto sul 24 a 19. Da lì in poi, fino alla pausa lunga, è tutto un sorpasso e controsorpasso con l’Olimpia a chiudere sul 43 a 41 a metterci il cuore per allontanare il calice amaro della sconfitta in quattro gare. Nel secondo tempo, sono le difese a dominare il terzo quarto (chiuso da una ‘magia’ da tre di Teodosic sil 55-51 Virtus) prima di un’ultima frazione Marchiato sul parquet dalle giocate di Teodosic (10 punti) e Markovic, di Weems (14 punti), già suntuoso in gara-tre e Belinelli (15 punti) – rientrato dall’America per riassaporare il gusto della vittoria dietro casa, lui ‘cinno’ di San Giovanni in Persiceto campione Nba coi San Antonio Spurs – il tricolore della Virtus ha il profilo di Sasha Djordjevic, al primo titolo di campione d’Italia da coach dopo avere vinto in lungo e in largo in Europa da giocatore e avere guidato la Serbia, da sempre fucina di campioni e fuoriclasse. Ha il suo profilo la vittoria bolognese, con un meccanismo impeccabile stretto attorno al mantra ‘Pace in testa e fuoco nel cuore’, messo a punto al momento giusto proprio in dirittura d’arrivo di una stagione difficile in cui la Virtus sembrava avere smarrito la strada del successo, spazzata via in Coppa Italia; cancellata in gara 3 della semifinale di Eurocup – dopo un percorso netto di sole vittorie – dall’Unics Kazan che, in uno solo colpo, le aveva tolto l’accesso alla finale e il ritorno sul nobilissimo palcoscenico dell’Eurolega. Passi falsi costati e non poco a ‘Sale’, quasi sopportato – addirittura esonerato a dicembre dopo una sconfitta in casa con Sassari e richiamato ‘in panca’ nel giro di 24 ore – e dato tra i partenti a fine stagione. Che ora ha vinto la sua partita a scacchi con il Maestro Messina. Vincente in Supercoppa e Coppa Italia e giunto a un soffio dalla finale di Eurolega. Favorito in una finale che – dopo una novantina di gare abbondanti tra coppe e campionato – avrebbe dovuto regalare a Milano un indimenticabile Triplete. Fa festa la Virtus, invece. Dopo vent’anni di nuovo campione.