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GIANNI SCAMBIA RICORDA IL GIUDICE VIOLA

Giovanni Mafrici, all’interno della sua rubrica in nero-arancio, dedicata alla memoria del Giudice Viola, non poteva, ovviamente mancare lui, il Presidente Gianni Scambia in sintesi “LA VIOLA”.

Ecco il resoconto con le parole dell’Ingegner Gianni Scambia

      Aggiungere ulteriori considerazioni sulla prestigiosa personalità di Giuseppe Viola, come giudice e come uomo di sport, rispetto a quanto unanimemente è stato già espresso in questi giorni risulterebbe pletorico e superfluo per chi, come me, ha avuto l’opportunità di condividere con lui, per tantissimi anni, gioie e amarezze.

      Ricordo quando nel 1977 sono stato cooptato, assieme ad altri professionisti ed imprenditori della Città, per entrare a far parte della associazione sportiva di pallacanestro che portava il nome di Piero Viola, gemello del Giudice, che dopo la morte del fratello la gestiva dal 1966. L’allora “Cestistica” partecipava al campionato di basket di serie B con l’obiettivo primario di vincerlo, per conquistare la serie A2, ed estenderne i confini che fino ad allora, a Sud, non andavano oltre la città di Napoli. Non avevo mai assistito ad alcuna partita di pallacanestro per cui all’inizio il mio coinvolgimento era quello, assieme agli altri soci, di garantire il sostegno economico della associazione sportiva e partecipare a tutte le riunioni di direzione. Nonostante gli sforzi finanziari profusi, e pur conseguendo la società importanti risultati sportivi, non si è riusciti negli anni successivi a raggiungere il traguardo tanto ambìto. Ricordo che il mancato raggiungimento della Serie A fu causa del progressivo, comprensibile, abbandono di molti soci sfiduciati, cui si contrapponeva la ferrea convinzione e decisione del Giudice, allora Presidente del Tribunale, della concreta possibilità di raggiungere quel traguardo.

La situazione era complicata, da una parte non si riusciva in quegli anni a coinvolgere soggetti che fossero disposti a sostenere economicamente la squadra con continuità né si riusciva a ottenere una adeguata sponsorizzazione, che comunque non avrebbe potuto fornire garanzie a lungo termine.

Il 1981 fu l’anno della svolta che ha segnato effettivamente le sorti della società e cambio la storia della città.

Concordammo, infatti, di trasformare profondamente la gestione economica della società, passando dal tenere una contabilità di costi e ricavi trascritta a mano su un semplice quaderno, al definire una seria programmazione delle attività da svolgere, basata su criteri imprenditoriali, sia per riuscire finalmente ad ottenere il traguardo della seria A che, soprattutto, per consentire all’associazione sportiva di proseguire negli anni a competere ai massimi livelli con le società delle più importanti città italiane in piena autonomia economica.

Il programma era molto articolato e lungimirante, per la parte sportiva gli sforzi finanziari furono indirizzati per ingaggiare un allenatore di primo piano (Gianfranco Benvenuti) che potesse far crescere tutta la squadra, insieme ad atleti di valore (tra gli altri l’oriundo Mark Campanaro) in grado di fare la differenza. Allo stesso tempo, per la parte finanziaria si è operato per la realizzazione di una palestra da 3.500 spettatori, imposta dalla Lega Pallacanestro di serie A come condizione per consentire alla società di disputare le partite in città. Infine, come obiettivo fondamentale, la realizzazione di una vera e propria scuola di basket da affidare ad un professionista esperto in materia (già individuato in Gaetano Gebbia) finalizzata ad accogliere la gioventù locale, oltre a innesti di promettenti atleti provenienti da altre realtà delle province italiane, per poi aggregarli nel tempo alla prima squadra. La partecipazione a un campionato di serie superiore, con i maggiori incassi al botteghino, i proventi derivanti dalle necessarie sponsorizzazioni e quelli che si sarebbero incassati dalle cessioni degli atleti formatisi nel vivaio ad altre più munifiche società di basket, avrebbero consentito di ottenere la parità dei bilanci societari nel medio-lungo periodo.

     L’attuazione del programma è stata conseguita nel 1983 con la conquista della Serie A2 e la costruzione dell’impianto di largo Botteghelle, ed è proseguita tra alterne vicende, non sempre felici, con la successiva promozione in serie A1 nel 1984 e la retrocessione l’anno dopo, con le sponsorizzazioni della Banca Popolare, della Opel e della Standa, e con il sostegno essenziale degli apporti al bilancio societario dei proventi derivanti dalla fucina delle attività giovanili.

La Cestistica era riuscita a crescere grazie alla felice combinazione dell’ambizione del Giudice e delle sue intuizioni con quella che era la mia capacità di programmazione e gestione economico-finanziaria: tutto era gestito nel rispetto sistematico delle regole e degli accordi definiti, puntualità nei pagamenti dei giocatori e di tutti i collaboratori e fornitori, al pari delle altre mie società.

Giuseppe Viola Presidente della società sportiva, già nel 1986, ad appena 56 anni, era stato nominato Presidente di Sezione della Corte d’Appello con prospettive di traguardi ancor più prestigiosi da conseguire nella sua carriera da magistrato.

Era anche rappresentante della associazione sportiva all’Assemblea generale della Lega Pallacanestro, che riuniva le società di serie A1 e A2 con sede in Bologna, ed era componente del Direttivo costituito da soli cinque membri: è stato un punto di riferimento anche per i Presidenti delle altre trentacinque società di basket per la definizione delle strategie da seguire nell’interesse generale dello sport della pallacanestro in Italia.    

      Nel 1987 il Giudice Giuseppe Viola ha d’improvviso deciso di dimettersi da Presidente della associazione “Cestistica Piero Viola” per evitare di subire la possibile segnalazione di incompatibilità ambientale con le funzioni di magistrato.

Presi io il testimone dal Giudice come successore naturale, dopo diverse riunioni e discussioni, considerando che dalla svolta del 1981 avevo assunto la gestione amministrativa e finanziaria dell’Associazione sportiva sostenendola anche con apporti personali e, in casi di maggiori necessità, con risorse di una mia società.

Il Giudice, nominato Presidente onorario e munito di procura generale, ha continuato a rappresentare la Cestistica Viola presso la Lega Pallacanestro e ad aiutare tutto il movimento nazionale a crescere esvilupparsi.

Ha continuato anche a seguire da vicino, con consigli e suggerimenti sempre preziosi, se non addirittura risolutivi, i momenti più importanti dell’associazione sportiva: la realizzazione del Palazzo dello Sport a Pentimele, il Centro Sportivo Viola di proprietà in località Modena (finanziato dal Credito Sportivo), le prestigiose sponsorizzazioni con la Panasonic e la Pfizer, lo scudetto conquistato con i giovani cadetti, il sofferto lodo Lorenzon, la delicata  cessione di Sconocchini, la trasformazione, prevista dalla legge, dell’associazione Cestistica Viola in società per azioni Basket Viola Reggio Calabria con capitale sociale superiore agli 11 miliardi di lire.

Vicino anche nel momento del tracollo della società, quando nel 1996 è stata oggetto della nota, infausta, inchiesta giudiziaria promossa dalla Direzione Distrettuale Antimafia, denominata “Operazione Pivot”, che l’ha trascinata nel fallimento innescando una serie di strumentali procedimenti penali nei miei confronti che, protrattisi negli anni, si sono tutti conclusi con archiviazioni o proscioglimenti o assoluzioni.

Il Giudice – che nel frattempo, come magistrato, era stato nominato nel 1990 Presidente della Corte d’Appello di Reggio Calabria, nel 1994 Presidente di Sezione in Cassazione e anche Presidente delle Sezioni Unite e nel 2000 Presidente del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche per poi lasciare nel 2002 per limiti di età la magistratura con il grado di Primo Presidente Onorario della Suprema Coste di Cassazione – ha subìto dalla “Operazione Pivot” la cancellazione della “Viola” che per lui rappresentava la quarta figlia dopo i tre maschi avuti con il matrimonio. Quanto a lei dedicato fin dal 1966 per sostenerla e poi assisterla spontaneamente negli anni, senza trarne mai alcun giovamento personale di nessun genere, addirittura col rischio di essere tacciato di incompatibilità ambientale con pregiudizio per la sua carriera in magistratura, non può andare perduto perché resta come testimonianza di grandi valori per tutti e nella storia della città.

     Le conseguenze negative di quella “Operazione Pivot” e del fallimento della Basket Viola, alla fine, in termini materiali le ho subìte io con la perdita dell’intero patrimonio imprenditoriale e immobiliare realizzato in tanti anni di lavoro, ma ancor maggiori ritengo sono state le conseguenze negative in termini economici e sociali subiti dalla città di Reggio Calabria e dal suo pubblico che ricordo sempre come il più sportivo e corretto d’Italia.

 

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