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PEPPE LUVARA’, GLADIATORE DELL’AZZURRINA

“L’Azzurrina? Non era una semplice squadra, era un modo di essere e vivere la pallacanestro”.

Al Palalumaka, ritorna in campo l’Azzurrina.
Una favola sportiva bellissima.
Lui? Un incubo vero e proprio per gli avversari. Tenace, roccioso, un centro come non ne sono esistiti mai più con un vigore unico e grande capacità cestistica”:Peppe Luvarà.

Innanzitutto, ci puoi raccontare, chi era Pino Campolo e quanto è stata importante per te l’Azzurrina e per il basket reggino?

“Pino Campolo era un fratello maggiore per me.
Uomo di una generosità infinita.
L’Azzurrina era una grande famiglia per me.
In tanti anni di pallacanestro non ho mai giocato con una squadra del genere.
Era un mondo a parte rispetto a tutti gli altri:Eravamo realmente “tutti per uno.”

Quanto ti manca la pallacanestro giocata?
“Mi manca tantissimo la competizione, mi mancano gli allenamenti, mi manca tutto”.

Che ne pensi del movimento di oggi?

“Non mi riconosco più nel basket di oggi.
Non riesco più a guardarla.
Zero difese, zero schemi, tanti, troppi palleggi sul posto e poi, massimo due passaggi e si va a tirare”

La tua carriera, importante e duratura, è partita da Santa Caterina, rione cestistico per eccellenza. Ricordi quando hai iniziato e come?

“Ho iniziato a giocare per caso.
Al compianto Cesare Sant’Ambrogio mancava il quinto uomo per poter iniziare una partita e incontrandomi mi chiese il favore di giocare .
Gli risposi di no anche perché non avevo mai giocato ma Cesare riuscì a farmi accettare e da lì incominciai ad innamorarmi di quel gioco meraviglioso.
Dopo solo tre mesi mi richiese la Viola, i cadetti nazionali di Coach Gaetano Gebbia: un sogno”.

Accanto al ricordo di Pino, non posso non chiederti un ricordo di Coach Mario Crisafi. Cosa porti con te delle gesta dell’allenatore reggino?

“Mario Crisafi era un padre per tutti noi.
Un grandissimo motivatore e, a dirla tutta, l’unico allenatore che riusciva a calmare i miei bollenti spiriti(ride ndr).”

Ci è sempre stato tramandato che, la forza dell’Azzurrina sia sempre stata la forza dei dirigenti, il collettivo ed i tantissimi reggini presenti, cosa ne pensi?

“L’Azzurrina nn era una semplice squadra.
Era un modo di essere iniziando dal primo atleta, passando per l’ultimo dei dirigenti.
Tutti insieme, tutti l’uno per l’altro”

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