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SALVATORE MORANTE, “VI RACCONTO LA MIA AZZURRINA”

Il 9 di marzo si avvicina.
Al Palalumaka, ritorna in campo l’Azzurrina nel ricordo del Presidente Pino Campolo.Palla a due alle ore 20.
Una favola sportiva bellissima.

Lui? Un simbolo assoluto di quel gruppo. Tiratore micidiale, giocatore d’impatto che, Coach Grandini-“Avrebbe portato con se anche in A1”.

Ecco le sue impressioni

Innanzitutto, ci puoi raccontare, chi era Pino Campolo e quanto è stata importante per te l’Azzurrina e per il basket reggino?

Posso solo dire che è stato il mio “presidente”, anche se a lui non piaceva essere chiamato così. Una persona con pregi e difetti che potevi amare o odiare ma vera. Tutto quello che ha fatto l’ ha fatto con passione e generosità. Il resto si può capire dall’entusiasmo con cui tutti abbiamo preso parte a questo evento. Per noi è stato un fratello maggiore al di là del basket

Quanto ti manca la pallacanestro giocata? Che ne pensi del movimento di oggi? Credi possa essere replicabile un modello positivo come quello della vostra squadra oggi?

Gli acciacchi e l’ età che avanza mi impediscono ormai di calcare quel parquet che mi ha fatto tanto divertire. Ma in verità, ogni volta che entro in un palazzetto/palestra e sento quella palla battere a terra il primo istinto è quello di rincorrerla prenderla e tirare.
Seguo poco oggi il movimento locale e anche quello nazionale mi appassiona poco. La verità è che questa pallacanestro molto fisica e molto poco tecnica non mi piace. Ci sono poche rare eccezioni ma quello che mi faceva provare Campanaro, Hughes, Volkov e Sasha Parisi…beh non lo vedo da nessuna parte
Modello replicabile? Assolutamente si e non è nemmeno troppo difficile. Ci vuole un campo con due canestri, 10/12 ragazzi che hanno voglia di giocare e di divertirsi seguendo un coach ed una dirigenza che ci mette passione, tempo e impegno. La voglia di non mollare mai nonostante le difficoltà e di superare i propri limiti. Non è difficile dai

Il momento più bello e la partita che porterai sempre con te delle stagioni con l’Azzurrina.
Ce ne sono stati tanti e vorrei ricordarli tutti ma è impossibile. La prima partita giocata da “grande” allo Scatolone, la promozione dalla serie d alla serie C coronamento di un percorso meraviglioso,un derby col cap giocato poco prima di Natale in uno scatolone gremito in cui da vittima sacrificale ne uscimmo vincitori.

Un vent’ennio fa, circa, si giocò una manifestazione, simile a quella che vedremo giorno 9 marzo, nel ricordo di Mario Crisafi. Che ricordo porti di quella giornata e soprattutto, volevamo un tuo pensiero anche sul Coach Mario.

Mario e Pino sono stati per noi più che presidente e allenatore. Hanno formato un gruppo di persone che ha vissuto insieme non solo il basket ma la vita vera. Studio, lavoro, amori, famiglie, gioie e delusioni della quotidianità.
Come ho detto 20 anni fa e ribadisco ancora oggi hanno preso dei ragazzini e ne hanno fatto uomini. Ci hanno fatto crescere da ogni punto di vista. Certo il basket era al centro ma nelle nostre lunghe trasferte tra un cannolo di Oscar e le cene da Pistorio tra una pizza all’onda Marina e le infinite serate da Gnam Gnam parlavamo di tutto.

Ci è sempre stato tramandato che, la forza dell’Azzurrina sia sempre stata la forza dei dirigenti, il collettivo ed i tantissimi reggini presenti, cosa ne pensi?

Probabilmente è stata una combinazione di fattori che hanno contribuito a percorrere una strada inaspettata. Ogni anno si aggiungeva qualcuno che veniva coinvolto in un ambiente che ti portava a essere migliore di come avevi iniziato. E oggi posso dire che l’’Azzurrina mi ha fatto crescere, mi ha fatto stare bene e mi ha donato gli amici migliori in cui potessi sperare. Anche se i casi della vita ci hanno portato in luoghi lontani è bastato scrivere un messaggio per avere una valanga di “certo che ci sono”

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