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SVELATO L’ARCANO: AVENIA E ATTRUIA INSIEME, COME AI VECCHI TEMPI

Si chiamerà «The Cagers» – il nome, come vedremo, ci riporta proprio agli albori della pallacanestro – ed è un progetto che ha il sostegno di due Ministeri, quello della Giustizia e quello per lo Sport e i Giovani, lo annuncia Corriere.it

Attruia ed Avenia, come ai tempi del Mito Viola, come ai tempi del Paròn, della Serie A e della crescita esponenziale: oggi, l’indissolubile duo è impegnato in un progetto davvero bellissimo. Accanto a loro, una delle giocatrici più impattanti di sempre a livello femminile, Francesca Zara e Federica Zudetich, sorella di Stefano,gloria del Cap Reggio.

A dirla tutta, il duo era stato avvistato al PalaCus di Catania per tifare PallacanestroViola durante la prima di campionato. Attruia è un Coach e recentemente è stato convocato in Nazionale Under 15 in rosa. Donato Avenia,idem, con la progettualità di Colleferro e non solo, tant’è che era “attaccato” alla sfida guardando la sua vecchia conoscenza Maksimovic, ma,soprattutto,un atleta cresciuto “con lui”, Tommaso Russo.

Si sta sviluppando a Trieste, dove una squadra di detenuti si allenerà per un anno agli ordini dei quattro ex cestisti.

  

I quattro hanno già iniziato a girare le carceri italiane alla ricerca di detenuti/giocatori in grado di «fare squadra», come si dice in gergo. Tutti gli istituti di pena hanno ricevuto una comunicazione per aprire le porte a questo nuovo progetto inclusivo, di alto spessore sociale che sta coprendo l’Italia, da Nord a Sud, passando per le isole. I primi allenamenti si sono svolti nelle carceri di Piazza Armerina, Caltagirone, Enna, San Cataldo, Vibo Valentia, Augusta, Catania, Napoli, Volterra, Gorgona, Civitavecchia. E si va avanti con nuove tappe in altri istituti di pena. Qual è la missione? Da un lato portare una ventata di libertà, ma dall’altro – ed è la componente educativa del piano – ricordare che il rispetto delle regole è la base della sua esistenza. Il basket sotto questo aspetto è l’ideale per divulgare il messaggio: è infatti lo sport nel quale il «noi», inteso come coesione del gruppo, deve sempre essere anteposto all’ «io». Se alla fine prevarrà la voglia di riscatto di fronte a una sconfitta, quando le porte del carcere si riapriranno anche lo sport avrà contribuito al reinserimento sociale di persone a quel punto completamente nuove.

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