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L’AMICO DI CURRY, CONOR GRACE

42 anni compiuti oggi, ne aveva 23 quando arrivò a Reggio Calabria l’irlandese Conor Grace.

Fece parte della Viola nello sfortunato campionato 2005-2006, in un roster in cui si avvicendarono, durante la stagione, numerosi atleti tra cui Ćapin, Zig, McCoy, A.J. Guyton, Yarbrough, Rush, Giovacchini, Kraidy ed Ellis Myles. Fu, purtroppo, l’ultimo campionato giocato in serie A1 dai neroarancio, che in quella stagione furono allenati nell’ordine prima da Walter De Raffaele, quindi da Pasquale Iracà e Tonino Zorzi.

Conor è riuscito  a far parlare di sé; in un recente articolo dell’Irish Examiner, quotidiano irlandese, Grace racconta tutta la sua carriera con dettagli che tutt’oggi in pochi conoscevano. L’ex neroarancio dichiara al giornalista Kieran Shannon di essere uscito dal Davidson College nel 2005 e di essere stato portato in Italia da A.J. Guyton. “Se voleva diventare un giocatore professionista il suo movimento di tiro doveva essere più rapido”, suggeriva il buon A.J.

Ed al povero Conor toccò davvero impegnarsi molto per migliorare su quel fondamentale nel quale un modello è oggi, ovviamente, Steph Curry, che a detta di tutti possiede la migliore tecnica e soprattutto la più rapida, con tempi di rilascio della palla inimmaginabili (0.4 decimi di secondo) per qualsiasi altro comune mortale.

Curiosità? Steph Curry, che oggi è il miglior cestista della NBA, è uscito proprio dallo stesso college di Conor Grace, il Davidson del mitico Robert “Bob” McKillop , ancora oggi head coach sulla stessa panchina dopo 31 anni. 

    

E quando Conor si riferisce a Curry come “Steph”, come se lo conoscesse personalmente, è perché in parte è davvero così. Così come Curry conosce oggi Grace come “Conor”. Non hanno fatto parte della stessa squadra ma hanno giocato spesso insieme a golf negli incontri organizzati dal college ai quali Conor non manca mai ogni estate ed ai quali Curry partecipa spesso quando torna a Charlotte (città dove è cresciuto), a 30 minuti di macchina dal campus di Davidson.

Ma nell’intervista non si parla solo di Steph. Tanto spazio anche per l’annata trascorsa a Reggio Calabria. E Conor ha un ricordo un po’ triste di quella stagione: “A Davidson uscivamo sempre tutti insieme dopo le partite, come una squadra. Andavamo a mangiare insieme. Il sabato, dopo una partita in casa, partecipavamo tutti ad un party dove trovavamo tutti coloro che avevano assistito alla partita. A Reggio, invece, chi conosceva l’inglese era tra i miei compagni di squadra ma alcuni non si parlavano addirittura tra di loro. E se giochi per essere superiore ad un tuo compagno, quando lo incontri nel corridoio non c’è la voglia di andare a pranzo insieme o parlare di come hai giocato bene in partita”. “Dopo Natale, però”, – continua Conor – “il morale è cresciuto, soprattutto perché sono arrivati un paio di ex giocatori NBA. Jelani McCoy, ad esempio, era un ex campione NBA nel 2002, un professionista modello, un gentleman. Lì ho capito che più successo hanno le persone nella vita più sono gentili; chi invece sta tentando la scalata tende ad esserlo di meno”.Una stagione, quella trascorsa da Grace a Reggio, che si concluse, poi, tristemente, con una retrocessione in serie A2.Conor ha poi continuato la carriera che gli ha permesso di girare l’Europa in Finlandia, Svezia, Olanda, Francia e Grecia, in un mix di culture pazzesco.

Nino Romeo per Reggioacanestro.com

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